![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3smWyXFkg7H3-6CFIn7tT14aQelxz2vTlEcQnudLuYUPuJijU-Hz6PFGEttyb3JrATSkkTjKzbD93KlxZrgcKG6juH4yi6QmQZjv4tyGE1LrWcG_d4z4mh6yzyjKZp5A8xP7fpbgnz8s/s400/8607-002-15-1027.gif)
Questo blog nasce con l'intento di arricchire le attività didattiche e i progetti educativi, ma anche di raccogliere materiale sperimentato in classe ritenuto efficace per coinvolgere gli alunni e tutti voi che visitate il nostro blog.
mercoledì 31 dicembre 2008
martedì 30 dicembre 2008
Poesie Capodanno e Anno Nuovo
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvmM3f3WjW-akIwQJO_1ra5Y9iGyy-YKgfV8oufY5z7ZDXOqSXw-Of9_LMCm6XuNIcaCW6tlM-aIctfg__zs9-bIrs19AbENtJjyuVqXx5XCx39O4cfxi9p6IqWaBqYZddf-svzh54uI4/s280/diddl_capodanno_1b.jpg)
Indovinami, indovino,
(G. Rodari )
O Signore, che tra le braccia
venerdì 26 dicembre 2008
La scrittura cuneiforme
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiksWQICp-TTgJKYmLyAnMEVMr_sc9hrZGdN4I9sAdpBlbfv1J1qtQT24g4AZHNdTNUgW4SJzcE6AW2FxKZ8cxBWSvFb5Nf-uoFaj0CPC-LuQKUn1EQ6paz8Ck486IaYcwWYNRNB0vu-oE/s200/sumeri.jpg)
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3SMiuKHNA-m27xLvAGQV2z_BTCEuKTEs705q40-aTmcSass7myN3YjRueCmaeXz7LcjIY8vua1L7RtYir0HEahkfiu_FgSEauE8hSQ8NSluVAXgJXzcF7eJYnhtQLgBV7cH9p5deNG2k/s200/cunei.jpg)
La prima forma di scrittura fu inventata dai Sumeri di Uruk, in Mesopotamia verso il 3500 a.C.
Chi governava si era reso conto che per amministrare la città era indispensabile registrare le merci degli scambi commerciali, le quantità di prodotti agricoli o artigianali versati come tributi, i progetti e le fasi di esecuzione dei lavori pubblici (argini, templi, ecc.), i salari.
Il primo passo fu l'uso del sigillo, un pezzo di creta indurita con impressa una figura geometrica o un animale: era come una specie di firma che il proprietario imprimeva su un oggetto o sulla chiusura di un vaso, di un sacco o di un magazzino.
Il secondo passo compiuto dai Sumeri verso la scrittura fu l'uso di tavolette di argilla su cui venivano incisi segni che indicavano le quantità (segni numerici) e segni che rappresentavano cose (i PITTOGRAMMI).
Col passare del tempo fu necessario creare anche segni per i nomi astratti, i concetti, i verbi: gli IDEOGRAMMI. Questi segni non erano più strettamente corrispondenti a degli oggetti.
Infine per rispondere alle necessità di una scrittura più semplice e più facile da scrivere e da leggere si pensò di indicare con dei segni i suoni con cui venivano formulate le parole. Si giunse così finalmente a inventare i FONOGRAMMI.
Molte delle tavolette di argilla ritrovate a Uruk contengono elenchi di cose, per esempio sacchi di cereali, oppure capi di bestiame. Ciò significa che i primi documenti scritti dai Sumeri erano una specie di registro per tenere la contabilità di qualche magazzino e segnare le merci in entrata e in uscita
L'evoluzione della scrittura, presso i Sumeri, permise di utilizzare uno stilo a punta triangolare che tracciava sulle tavolette di argilla morbida dei segni che avevano l'aspetto di piccoli CUNEI, disposti in vari modi : da qui il nome di SCRITTURA CUNEIFORME.
giovedì 25 dicembre 2008
I Sumeri
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh77nvEMaUGb1pEUwVi2ggxeY5U3LcH6ZMYdJhlj9UYudMixgwaLiQdwZSIwlYNWhzSp_Ze7ai7UJkJTM3W_QwNWAIPCduUYrQcZ_3e8nOHqzJmV2g1d4HzZow9d1ecLWriap7DtzjLmRY/s280/Standard%2520of%2520Ur.jpg)
I Sumeri vivevano in villaggi che piano piano si trasformarono in città. Le principali erano: Uruk, Nimrud, Ur e Lagash.
Ogni città era governata da un re-sacerdote ed era indipendente dalle altre, aveva leggi e usanze proprie come se fosse un piccolo stato separato dagli altri e per questo motivo vennero chiamate Città-Stato.
Le Città-Stato erano sempre in lotta tra loro e dovevano difendersi dalle tribù nomadi.
La terra fertile di Sumer produceva cibo in abbondanza ed era ricca di argilla utile per costruire vasi e mattoni, ma non c’erano materie prime.
Non c’èrano boschi nei quali procurarsi il legname, né miniere da cui ricavare metalli, per realizzare armi, gioielli e oggetti resistenti.
Per risolvere questo problema, i re delle città sumere inviarono i loro mercanti in terre molto lontane. I mercanti viaggiavano in carovana, cioè in gruppo, per difendersi dagli animali feroci e dai ladri.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvVglyXpFrORadJ5sLZkvexcdzk5si-lis7qjX6ubFlzQ9ORU01SxhkOX__o-axtvGdAeFIwd23jd1k3KNMeXx2y_uKOF2p_Awr600MH8wn5VU1smTo8sB_Ws1ijSLxKQCo3OItxMmAu4/s280/ziggurat.jpg)
Anche se i Sumeri credevano in tanti dei, pensavano che ogni città fosse protetta da un dio che per loro era il dio più potente. A questo dio era dedicata la ziggurat, la “Grande casa”, un edificio al centro della città costruito a gradoni che saliva verso il cielo. In alto si trovava il tempio dedicato al dio protettore, in basso i magazzini dove c’erano le riserve di cibo.
Probabilmente la ziggurat è nata per il bisogno di mettere al riparo dalle inondazioni sia le scorte alimentari, sia l’altare per i sacrifici agli dei.
I Sumeri temevano e rispettavano gli elementi della natura: l’acqua, la terra, il sole, il cielo e il vento. Per i Sumeri questi elementi provocavano delle inondazioni e dei temporali, e li adoravano perché davano anche la vita. Ogni elemento naturale, ogni attività, ogni attimo era regolato da un dio. Per dare delle spiegazioni a questi fenomeni inventarono figure eccezionali: gli Dei.
I Sumeri iniziarono ad adorare le divinità e a elaborare miti su di loro (ad es. il mito sul diluvio). Erano anche politeisti, cioè adoravano diversi Dei (circa 3000 dei).
Pensavano che fossero simili a loro: con un corpo, un carattere e abitudini tipiche dell’uomo.
I sacerdoti sumeri contavano quello che entrava e usciva dai magazzini: incidevano con stilo di canna (calamo) su tavolette di argilla fresca. Erano poche però le persone che conoscevano la scrittura cuneiforme.Coloro che scrivevano erano gli scribi ed erano figure molto importanti per il re.
La scrittura cuneiforme non restò sempre uguale nel tempo, ma subì grosse trasformazioni.
In fase iniziale le parole erano rappresentate da oggetti (pittogramma). Poi si passò all’utilizzo di segni formati da cunei, infine la scrittura divenne sillabica.
I CHIODI
LE IMBARCAZIONI
LE ABITAZIONI
Gli ambienti erano organizzati in numerose stanze disposte attorno a uno spazio centrale, trasformato in un cortile.
Le case dei contadini e degli artigiani erano più umili, avevano invece una sola stanza.
L’ABBIGLIAMENTO DELLE DONNE
Le donne appartenenti alle famiglie più ricche si vestivano con tuniche di lino molto lunghe e leggere, indossavano anche gioielli e pietre preziose. L’artigianato sviluppò la lavorazione dei metalli.
Gli uomini ricchi e con maggior importanza indossavano gonne molto lunghe lavorate in lino e decorate con diversi ciuffi di lana.Si rasavano il capo fino a diventare calvi e curavano con attenzione la barba.Il re-sacerdote indossava una lunga gonna a forma di campana e un particolare copri capo.
I contadini e gli artigiani indossavano vesti più semplici, in lino oppure in lana.
I datteri venivano usati per addolcire i cibi. Il sesamo veniva coltivato per ricavarne l'olio per cucinare e per le lucerne.
Per ottenere lana, latte, carne e pelli si allevavano le pecore, anche il pesce era un alimento molto importante per la dieta della popolazione e per procurarselo andavano a pescare.
Lo stendardo di Ur è una fonte iconocrafica ritrovata presso una tomba reale nella città di Ur.Lo stendardo è una cassetta di legno realizzata con del betume nero, dei lapislazzuli ( pietre azzurre) e conchiglie. E' decorato su entrambi i lati con scene di vita dei Sumeri: su un lato è rappresentata la guerra, sull'altro il banchetto per celebrare la vittoria. Ricorda: il racconto procede dal basso verso l'alto e i personaggi importanti sono raffigurati più grandi degli altri.
Su questo sito puoi trovare del materiale interessante sui Sumeri. Clicca direttamente nell'indirizzo riportato qui sotto, poi clicca su didattica, storia, civiltà e infine Sumeri. (Fatti aiutare da un genitore).
www.ilportaledeibambini.net/didattica.php
mercoledì 24 dicembre 2008
Babbo Natale
Bambini avete scritto la lettera a Babbo Natale? Spero di si.....
martedì 23 dicembre 2008
lunedì 22 dicembre 2008
La leggenda del panettone
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxW97H7G3em6OIzYFjU6MIrtRuk0tRylVQRxQKvc9vOeSb_VNRyC2f5Mj8pcIxRHKycEA_PQH_ZRbl00ukXTS360QErXJyLzTHzxra_JmXWMxZfFjdYqWDTgOEV1wYARdtdDAUGenBD84/s400/panettone.jpg)
Le portate passavano e le cucine risuonavano di urla agitate che coprivano l'acciottolio dei piatti e il tramestio delle pentole; tutti avevano qualcosa da fare e forse, proprio per questo, qualcuno scordò di togliere il dolce dal forno. Verso le ultime portate, il cuoco si accorse che mancava il dolce, ma in forno trovò solo un ammasso bruciacchiato e immangiabile. Le urla e le bestemmie arrivarono fino ai tavoli degli invitati. Era ormai troppo tardi per preparare nuovamente un impasto così elaborato; poco importava chi aveva dimenticato il dolce nel forno, tanto Ludovico se la sarebbe presa con lui e lo avrebbe condannato a morte. Disperato il cuoco si abbandonò su una sedia e cominciò a piangere sommessamente.
Toni, un povero sguattero, gli si avvicinò dicendo che aveva tenuto per sé un po' dell'impasto del dolce perduto a cui si era permesso di aggiungere un po' di frutta candita, uova, zucchero e uvetta. Voleva farselo cuocere al termine del lavoro per avere qualcosa da mangiare. Se il cuoco voleva poteva portare quel dolce a tavola. Guidato dalla forza della disperazione il cuoco infilò nel forno quella specie di forma di pane. Nonostante il povero aspetto, non avendo più nulla da perdere, il cuoco fece portare il dolce in tavola. Neanche a dirlo, il pan del Toni riscosse un successo strepitoso, tanto che il cuoco fu obbligato a servirlo a tutti i banchetti natalizi degli anni successivi e presto l'usanza si diffuse fra tutta la popolazione.
domenica 21 dicembre 2008
sabato 20 dicembre 2008
giovedì 18 dicembre 2008
Altra storia di Natale
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPOpNZEu9ijuNS7SbDNLHOUrn-NA1TdtEUMlZwerh5spNNGM6gaXaBBTAtwFgpClra-VjlPVtgEzGZTuqDFJIhNu2oiqJvb5P7yXkDENEZnn6J_f8Dao6D1IAIJkdREGMGBn9AsnYexkg/s400/merry_christmas_santa.gif)
Storia di Natale
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUahLB6qtjkzu3M8a9W-qdp5g8zYja6B45Ei9D4QbB4vXML-knh2K89jUevKYhchKxlSiEO_psnqboPKh_4WV_2rJHypn7SisqN5F_KVn4eu9fRKqSBibTxTQwlAohaJfQLuNLsvL3UWE/s400/bgnatale3s.jpg)
Era la vigilia di Natale. Una bimbetta pallida e scarna, vestita di cenci, si aggirava per le vie luminose della città chiedendo l’elemosina ai passanti che, frettolosi, neanche le badavano. Si chiamava Celestina. Era rimasta orfana a soli sette anni, e coloro che l’avevano raccolta la obbligavano a mendicare tutto il giorno e la picchiavano senza pietà se, rincasando, non portava un bel gruzzolo di denari. Quella sera la povera bimba, era anche più triste del solito e si sentiva più che mai sola ed estranea, tra quella folla lieta, tra quelle vetrine rigurgitanti di belle cose. Sapeva che quella notte il Bambino Gesù avrebbe portato giocattoli e dolci a tutti i bambini meno che a lei. Infatti come avrebbe potuto Gesù ricordarsi dell’umile Celestina, con tanti bambini che c’erano al mondo? E se poi, nella sua bontà divina, Egli le avesse voluto portare qualche dolce o qualche giocattolo, dove l’avrebbe deposto? Celestina non possedeva neanche un paio di scarpette da preparare sotto la cappa del camino. Pensando a questo, la bimba si trascinava di mala voglia verso la sua povera dimora, dove non c’era nessuna persona cara ad attenderla, quando, passando davanti al negozio d’un calzolaio, si fermò. Sopra un banco stavano allineate tante scarpe d’ogni dimensione e d’ogni forma, e il padrone, di tutta quella merce, invece di sorvegliarla, stava dormicchiando in un angolo della bottega. Celestina non seppe resistere alla tentazione: con un rapido gesto afferrò il primo paio della fila, che per combinazione erano scarponi da uomo, fuggì con la refurtiva, stringendosela al petto. Finalmente anch’essa avrebbe avuto un paio di scarpe da mettere sotto il camino. Senza mai fermarsi, corse, corse attraverso le strade popolose, salì tutto d’un fiato le scale di casa ed entrò finalmente nella sua soffitta. Subito depose gli scarponi presso il camino spento, poi entrò soddisfatta nella cassa da imballaggio che le serviva da letto e, rannicchiatavisi tutta, attese. Chissà se il Bambino Gesù si sarebbe ricordato quest’anno di lei? Che cosa le avrebbe portato? Forse una bambola con un vaporoso vestito di seta rosa e di pizzo, come quella che aveva visto nella ricca vetrina? Sarebbe venuto il Bambino in persona o avrebbe mandato un angelo? Ma ecco che di colpo la soffitta fu tutta illuminata da una luce abbagliante. In mezzo alla stanza si teneva ritto un angelo, con grandi ali bianche e un viso dolcissimo incorniciato da riccioli biondi. Egli teneva aperto in mano un grande registro e, dopo aver letto attentamente in esso, esclamò: Sé, c’e’ scritto Celestina. Ed e’ qui che abita. Anche per lei ho qualcosetta. E dal suo mantello trasse fuori proprio la bambola vestita di rosa. Avvicinatosi al caminetto, stava per deporla in terra, quando vide gli scarponi. Ma come mai stanno qui queste scarpe? Certo qui c’e’ uno sbaglio. Rimise allora la bambola sotto il mantello e, dopo aver lanciato uno sguardo severo alla bimba, che dal suo lettuccio lo fissava come ipnotizzata, scomparve improvvisamente. La bimba comprese il rimprovero contenuto in quello sguardo. Aveva commesso una gran cattiva azione, impadronendosi di quegli scarponi che non le appartenevano. Come mai si era lasciata vincere dalla tentazione? Per tutta la notte la povera piccola si girò e rigirò nel suo giaciglio singhiozzando pentita. Appena fu mattina, si vestì in fretta, prese i malaugurati scarponi e corse dal vecchio calzolaio, che trovò appunto sulla soglia della sua bottega, e gli porse le scarpe rubate confessandogli piangendo la sua colpa. Poi fuggì via e ritornò nella sua soffitta. Ma qui l’aspettava una grande sorpresa. Seduta in mezzo al piano del camino, stava la bambola vestita di rosa, circondata da una grande quantità di dolci appetitosi.
I rituali di buon augurio
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHAQ5qvMBz6qC36s4X80HYBhG8dTxFX6zCZUh1wFTYGCUaH6MXVD5eOKwslWJ4CghsiaNv-YwADMStqO-u2KG3KzBxWcoIP_bURiZxCTD70HFS0Bt0NXHDrkpVkdeCKJ5NUoQb5Zi6eDk/s200/otscuhe3.gif)
L' acchiappasole
Il filo argentato
La Stella di Natale
La candela di Natale
Il vecchio Calendario
Il Natale in Sardegna
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgssa3gHaDpYVL-3qq8sZlVnALdy6oslFJPK-42yqhBV-7p0zWNlbMBDU7PHSMRIkmwBUueDY9ozxWCDHYlHxTHRjLwPUBvud1lTp1nZtdvWkinDOadKOoYUi5MHmM9K7PPQa0PWqg8r3M/s200/famiglia.gif)
Sullo sfondo della Giara di Serri e del Monte Trempu, Gergei - piccolo centro dell’entroterra cagliaritano - onora le tradizioni natalizie con una suggestiva rappresentazione della Natività. Nella notte del 24 dicembre si svolge infatti la rappresentazione del presepe vivente itinerante. Vicoli, stradine in pietra, archi, cantine, granai e stalle del centro storico si animano per ospitare l’evento e fanno da sfondo alla Palestina di duemila anni fa, qui rappresentata dai personaggi in costume d’epoca, dalla ricostruzione delle ambientazioni e dai magici giochi di luce delle torce e delle fiaccole. Ad accrescere la sacra suggestione, anche il profumo degli incensi e il diffondersi degli odori caratteristici del Natale: caldarroste, mandarini e piatti caldi tipici serviti ai viandanti. Il presepe itinerante mette in scena il viaggio dei due sacri sposi, al cui passaggio si anima, man mano, il villaggio con i suoi abitanti, la rappresentazione degli antichi mestieri e delle scene di vita quotidiana. I visitatori assistono così alla preparazione della pasta e alla cottura del pane, alla battitura del ferro e alla lavorazione del legno o ai giochi dei bambini che scorazzano per strada. Fino a quando il brusio della piazza viene interrotto dal suono della tromba del banditore che, scortato da soldati romani a cavallo, annuncia al popolo che ciascuno deve recarsi al proprio paese d’origine per il censimento, secondo l’ordine dell’Imperatore. Mentre prosegue il viaggio di Giuseppe e Maria alla ricerca di un rifugio dove passare la notte, il pubblico ha la possibilità di visitare gli angoli più nascosti di Gergei, dove sono ospitate la Reggia di Erode, l’accampamento dei Re Magi e le locande visitate dai due sposi e il bivacco dei pastori con le loro pecore. Tutti i dialoghi si svolgono rigorosamente in lingua sarda, così come i canti proposti dal coro polifonico che accompagna le scene più rappresentative del Presepe. Il Presepe itinerante si conclude nella piazza della parrocchia di San Vito, dove viene allestita la capanna che accoglie Gesù bambino, interpretato com’è consuetudine, dall’ultimo nato del paese. Dopo la ninna nanna cantata da Maria, si assiste in chiesa alla la solenne messa di mezzanotte. Infine, tutta la comunità si riunisce intorno ad un grande falò per scambiarsi gli auguri e consumare bevande calde e pietanze tipiche del Natale.
mercoledì 17 dicembre 2008
FILASTROCCA
Non solo fanno la slitta volare
e in ciel galoppano senza cadere
ogni renna ha il suo compito speciale
per saper dove i doni portare
COMETA chiede a ciascuna stella dov’è questa casa o dov’è quella.
FULMINE guarda di qui e di là
per sapere se la neve verrà.
DONNOLA segue del vento la scia
schivando le nubi che sbarran la via.
FRECCIA controlla il tempo scrupoloso
ogni secondo che fugge è prezioso.
BALLERINA tiene il passo cadenzato
per far che ogni ritardo sia recuperato.
SALTARELLO deve scalpitare
per dare il segnale di ripartire.
DONATO è poi la renna postino
porta le lettere di ogni bambino.
CUPIDO, quello dal cuore d’oro
sorveglia ogni dono come un tesoro.
Quando vedete le renne volare
Babbo Natale sta per arrivare!
Per non dimenticarti ,quindi, te li riepilogo nuovamente qui sotto:
- Cometa
- Ballerina,
- Fulmine,
- Donnola,
- Freccia,
- Saltarello,
- Donato,
- Cupido.
In lingua originale - Comet, (si legge Comet)
- Dancer, (si legge Denser)
- Dasher, (si legge Descer)
- Prancer, (si legge Prenser)
- Vixen, (si legge Vicsin)
- Donder, (si legge Dondir)
- Blitzen, (si legge Blizen)
- Cupid. (si legge Chiupid)
In Inglese renne si dice reindeers.(si legge reindirs)
Esiste inoltre anche la renna numero 9 Rudolph(si legge Rudolf) con il nasone rosso (non ufficiale), inventata nel 1993 dai magazzini Montgomery Ward a scopo pubblicitario.
lunedì 15 dicembre 2008
- Mamma, guarda come sono belli! - Esclamò il bambino saltellando dalla gioia.Il coperchio della scatola di legno, aperto con impazienza, fece ammirare una ventina di soldatini di piombo allineati come in una parata. Le uniformi rosso fiammante davanoai piccoli militari un fiero portamento: giacche scarlatte, pantaloni blu scuro, copricapineri con piume rosse e bianche. Ognuno portava con fierezza il suo fucile. Il bambino li prese uno ad uno e li mise sul tavolo, guardandoli meravigliato.L'ultimo gli sembrò molto curioso: rimaneva perfetta-mente diritto, magnifico comeil resto della truppa... ma aveva una gamba sola! Malgrado questo difetto, o forse proprio per questo, aveva uno sguardo più fiero, più audace degli altri. Subito, il ragazzino lo prese in simpatia e divenne il suo soldatino preferito. Sulla tavola si trovava anche un castello di carta... Con il tetto d'ardesia, le mura di pietracon i riflessi dorati, la scala con le ringhiere in ferro, questo castello assomigliava adun maniero feudale. Era in mezzo ad un parco verdeggiante ricco di alberi e piante multicolori.Due cigni bianchissimi navigavano maestosamente in un lago di carta argentata. Ma la cosa più interessante era una graziosa ragazza che stava sulla porta d'entrata: i biondi capelli raccolti in trecce, gli occhi limpidi come l'acqua del lago, il sorriso dolce e attraente, la rendevano la più bella delle ballerine. Un vestito etereo, stretto in vita, la faceva sembrare ancora più delicata e fragile. Con le braccia alzate sopra la testa, rimaneva in perfetto equilibrio sulla punta di un piede. L'altra gamba, tesa in aria,era in parte nascosta dall'ampia gonna. Dopo essere uscito dalla scatola, il soldato, attratto dalla bellezza della ballerina, non smise di guardarla nemmeno un attimo. Egli credeva che avesse una sola gamba come lui e questa supposta infermità rinforzava il suo amore appena nato. Cercò allora di conoscerla e decise di andarle a far visita appena fosse venuta sera. Per far ciò, era indispensabile che il bambino si dimenticasse di allinearlonella scatola. Il soldatino si lasciò scivolare dietro ad un cofanetto e li rimase sdraiato ed immobile. Come previsto, il bambino rimise i suoi soldati nella scatola dimenticandosi del nostro eroe! Venuta la sera, il silenzio invase la casa. Tutti i suoi abitanti dormivano tranquillamente... ad eccezione dei giocattoli. Nella penombra, incominciò una folle scorribanda: i palloni giocarono ai quattro cantoni, gli animali di peluche fecero alcune piroette e i soldatini di piombo sfilarono al suono del tamburo di un clown variopinto. In mezzo a tutta questa agitazione, rimanevano tranquille solo la ballerina di carta, che rimaneva nella sua posa acrobatica, e il soldatino di piombo che, nascosto dal cofanetto, continuava a fissarla.Malgrado la sua aria marziale e la sua prestanza, era timido e ritardava di minutoin minuto il momento dell'approccio. Questi momenti di esitazione gli furono fatali! Tutto preso dalla contemplazione della ballerina, il soldato di piombo non si accorse di un losco figuro, uno gnomo nero e gobbo come un diavoletto. Innamorato follemente della ragazza, vedeva nel soldatino un rivale pericoloso, giovane e bello. Cieco d'invidia, lo chiamò più volte, ma il giovane militare non loascoltò neppure. Allora lo gnomo lo fulminò con gli occhi e lo minacciò:- Tu mi ignori! Ma ti accorgerai di me ben presto...Il mattino seguente il bambino si accorse che il soldatino di piombo era rimasto nascosto dietro al cofanetto; lo prese e lo posò sul davanzale della finestra. Immediatamente, un malaugurato soffio di vento, o forse il soffio vendicatore del rivale, lo fece cadere nel vuoto. Girando su sé stesso, la testa in basso e i piedi in alto, cadde vertiginosamente. Non potendo chiudere gli occhi, vide avvicinarsi spaventosamente il terreno. Quando toccò il suolo, la sua baionetta, con la violenza del colpo, si infisse nell'asfalto e così restò, capovolto. Il bambino si precipitò in strada per cercarlo, ma le carrozze e i passanti lo nascosero ai suoi occhi. Disperato, ritornò a casa, piangendo la perdita delsuo soldatino preferito. Improvvisamente cominciò a cadere una violenta pioggia estiva. In un attimo si formarono rivoli di acqua che inondarono gli scarichi che portano alle fogne. Due sfaccendati videro il soldatino di piombo ed ebbero la curiosa idea di metterlo in unabarchetta di carta che stavano costruendo. Poi deposero l'imbarcazione sull'acqua. Sballottato, il fragile scafo fu rapidamente preso dalla corrente turbolenta e scomparvein un gorgo buio. Il soldatino, convinto che il responsabile delle sue disavventure fosselo gnomo, pensò che fosse giunta la sua ultima ora. Passò momenti interminabili nell'oscurità, bagnato dagli spruzzi dell'acqua agitata. Nessun dubbio! navigava nelle fogne... Infine vide la luce del sole in lontananza. La luce si fece sempre più forte e divenne un grandeorifizio aperto sulla campagna e la liberta.- Uff! Sono sano e salvo... Sono scampato all'inferno. - Pensò il soldatino sospirando con sollievo.Invece i suoi dispiaceri non erano finiti: un'enorme topo di fogna dall'aria feroce, bloccava l'uscita. I suoi occhi acuti avevano notato il naufrago che stava cercando una via d'uscita. La corrente era cosi forte che il topo, malgrado le sue cattive intenzioni, non poté prenderlo e con rabbia in cuorelo vide allontanarsi... Dopo l'ultimo scampato pericolo, la barchetta di carta continuò il suo viaggioattraverso i prati e i campi. Il corso d'acqua s'allargò diventando un ruscello. In piedi sull'imbarcazione, il soldatino di piombo osservava i fiori che ornavano le rive tranquille.Dopo questa momentanea calma, i flutti ridivennero violenti, il ruscello si trasformò in una cascata che si riversava in un lago. Presa da queste correnti, la barca non riuscì a resistere e si capovolse. Il soldatino di piombo colò a picco. Addio graziosa ballerina! Un enorme pesce che girovagava lo prese per una preda di cui era molto goloso, in un solo boccone lo afferrò e lo inghiotti tutto intero. Per il soldatino di piombo ci fu di nuovo l'oscurità... Poco dopo, il pesce venne catturato dalla rete di un pescatore del mercato. Il caso volle che il pesce fosse proprio comprato dalla cuoca al servizio dei genitori del bambino. Aprendo il ventre dell'animale per pulirlo, fu meravigliata di trovarci il soldatino perduto. Lo mise sul tavolo, vicino al castello di cartone. La ballerina gli mandò un sorriso così dolce da cui capì che anche lei lo amava. Che felicità dopo tante peripezie!Ma lo gnomo non aveva ancora rinunciato alla sua vendetta. Malgrado i suoi sortilegi, infatti, i due giovani si amavano. Per farla finita suggerì al bambino di sbarazzarsi del soldatino con una sola gamba che rovinava la sua collezione. L'ingrato, dimenticandosi del suo preferito, lo gettò nel caminetto. Il soldatino si sciolse rapidamente per il calore, ma la testa, ancora intatta, continuava con gli occhi tristi bagnati di lacrime di piombo, a fissare la ballerina. All'improvviso s'aprì violentemente la porta, una corrente d'aria invase la stanza scaraventando il castello di carta sulle braci ardenti. Nello stesso istante prese fuoco e bruciò.Il giorno seguente, facendo le pulizie di casa, qualcuno mescolò le ceneri, ignorando, contrariamente alle intenzioni del diavoletto, di unire per l'eternità il soldatino di piombo e la ballerina di carta. A meno che il vento non disperda il piccolo mucchio di polvere grigia!
.·:*¨¨*:·. Andersen .·:*¨¨*:·.
La Piccola Fiammiferaia
.·:*¨¨*:·.Hans Christian Andersen.·:*¨¨*:·.
Favole
Favole di Natale
Nevina e Fiordaprile
Quando il sughero pesavae la pietra era leggeracome il ricciolo dell'avac'era, allora, c'era... c'era... ... una principessa chiamata Nevina che viveva sola col padre Gennaio.Lassù, nel candore perpetuo, abbagliante, inaccessibile agli uomini, il Re Gennaio preparava la neve con una chimica nota a lui solo; Nevina la modellava su piccole forme tolte dagli astri e dagli edelweiss, poi, quando la cornucopia era piena, la vuotava secondo il comando del padre ai quattro punti dell'orizzonte. E la neve si diffondeva sul mondo.Nevina era pallida e diafana, bella come le dee che non sono più: le sue chiome erano appena bionde, d'un biondo imitato dalla Stella Polare, il suo volto, le sue mani avevano il candore dellaneve non ancora caduta, l'occhio era cerulo come l'azzurro dei ghiacciai.Nevina era triste.Nelle ore di tregua, quando la notte era serena e stellata e il padre Gennaio sospendeval'opera per dormire nell'immensa barba fluente, Nevina s'appoggiava ai balaustri di ghiaccio,chiudeva il mento tra le mani e fissava l'orizzonte lontano, sognando.Una rondine ferita che valicava le montagne, per recarsi nelle terre del sole, era caduta nelle sue mani, che avevano tentato invano di confortarla; nei brividi dell'agonia la rondine aveva delirato, sospirando il mare, i fiori, i palmizi, la primavera senza fine.E Nevina da quel giorno sognava le terre non viste.Una notte decise di partire. Passò cauta sulla barba fluente di Gennaio, lasciò il ghiaccio e la neve eterna, prese la via della valle, si trovò fra gli abeti. Gli gnomi che la vedevanopassare diafana, fosforescente nelle tenebre della foresta, interrompevano le danze,sostavano cavalcioni sui rami, fissandola con occhi curiosi e ridarelli.- Nevina!- Nevina! Dove vai?- Nevina, danza con noi!- Nevina, non ci lasciare!E gli Spiritelli benigni le facevano ressa intorno, tentavano di arrestarle il passo abbracciandolecon tutta forza la caviglia, cercavano di imprigionarle i piedi leggeri entro rami d'edera e di felce morta.Nevina sorrideva, sorda ai richiami affettuosi, toglieva dalla cornucopia d'argento una falda di neve, la diffondeva intorno, liberandosi dei piccoli compagni di gioco. E proseguiva il cammino diafana, silenziosa, leggera come le dee che non sono più.Giunse a valle, fu sulla grande strada.L'aria si mitigava. Un senso d'affanno opprimeva il cuore di Nevina; per respiraretoglieva dalla cornucopia una falda di neve, la diffondeva intorno, ritrovava le forze e il respiro nell'aria fatta gelida subitamente.Proseguì rapida, percorse gran tratto di strada. Ad un crocevia sostò in estasi, con gli occhi abbagliati. Le si apriva dinnanzi uno spazio ignoto, una distesa azzurra e senza fine, come un altro cielo tolto alla volta celeste, disteso in terra, trattenuto, agitato ai lembi damani invisibili. Nevina proseguì sbigottita. La terra intorno mutava. Anemoni, garofani, mimose,violette, reseda, narcisi, giacinti, giunchiglie, gelsomini, tuberose, fin dove l'occhio giungeva,dal colle al mare, mal frenati dai muri e dalle siepi dei giardini, i fiori straripavano come unfiume di petali dove emergevano le case e gli alberi.Gli ulivi distendevano il loro velo d'argento, i palmizi svettavano diritti, eccelsi comedardi scagliati nell'azzurro. Nevina volgeva gli occhi estasiati sulle cose mai viste, dimenticava di diffondere la neve; poi l'affanno la riprendeva, toglieva una falda, si formava intorno una zona di fiocchi candidi e d'aria gelida che le ridava il respiro.E i fiori, gli ulivi, le palme guardavano pur essi con meraviglia la giovinetta diafana chetrasvolava in un turbine niveo e rabbrividivano al suo passaggio.Un giovane bellissimo, dal giustacuore verde e violetto, apparve innanzi a Nevina, fissandola con occhi inquieti, vietandole il passo:- Chi sei?- Nevina sono. Figlia di Gennaio.- Ma non sai, dunque, che questo non è il regno di tuo padre?Io sono Fiordaprile, e non t'è lecito avanzare sulle mie terre. Ritorna al tuo ghiacciaio, pel bene tuo e pel mio!Nevina fissava il principe con occhi tanto supplici e dolci che Fiordaprile si sentì commosso.- Fiordaprile, lasciami avanzare! Mi fermerò poco. Voglio toccare quella neve azzurra, verde, rossa, violetta che chiamate fiori, voglio immergere le mie dita in quel cielo capovolto che è il mare!Fiordaprile la guardò sorridendo; assentì col capo:- Andiamo, dunque. Ti farò vedere tutto il mio regno.Proseguirono insieme, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi, estasiati e felici. Ma via via che Nevina avanzava, una zona bigia offuscava l'azzurro del cielo, un turbinedi fiocchi candidi copriva i giardini meravigliosi. Passarono in un villaggio festante;contadini e contadine danzavano sotto i mandorli in fiore. Nevina volle che Fiordaprilela facesse danzare: entrarono in ballo; ma la brigata si disperse con un brivido, i suoni cessarono, l'aria si fece di gelo; e dal cielo fatto bigio cominciarono a scendere,con la neve odorosa dei mandorli, i petali gelidi della neve, la vera neve che Nevinadiffondeva al suo passaggio. I due dovettero fuggire tra le querele irose della brigata. Giunti poco lungi, volsero il capo e videro il paese di nuovo festante sotto il cielo rifatto sereno...- Nevina, ti voglio sposare!- I tuoi sudditi non vorranno una regina che diffonde il gelo.- Non importa. La mia volontà sarà fatta.Avanzarono ancora, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi, immemori e felici... Ma ad un tratto Nevina s 'arrestò coprendosi di un pallore più diafano.- Fiordaprile! Fiordaprile! ... Non ho più neve!E tentava con le dita - invano - il fondo della cornucopia.- Fiordaprile! ... Mi sento morire! .. . Portami al confine... Fiordaprile!... Non reggo più!...Nevina si piegava, veniva meno. Fiordaprile tentò di sorreggerla, la prese fra le braccia, la portò di peso, correndo verso la valle.- Nevina! Nevina!Nevina non rispondeva. Si faceva diafana più ancora. Il suo volto prendeva la trasparenza iridata della bolla che sta per dileguare.- Nevina! Rispondi!Fiordaprile la coprì col mantello di seta per difenderla dal sole ardente, proseguì correndo, arrivò nella valle, per affidarla al vento di tramontana.Ma quando sollevò il mantello Nevina non c'era più. Fiordaprile si guardò intorno smarrito,pallido, tremante. Dov'era? L'aveva perduta per via? Alzò le mani al volto, in atto disperato; poi il suo sguardo s'illuminò. Vide Nevina dall'altra parte della valle che salutava con la manoprotesa in un addio sorridente.Un suo vecchio precettore, il vento di tramontana, la sospingeva pei sentieri nevosi,verso il ghiaccio eterno, verso il regno inaccessibile del padre Gennaio.
·:*¨¨*:·.Guido Gozzano ·:*¨¨*:·.
C'era una volta una stellina molto curiosa.Stava sempre spenzolata dal cielo per guardare tutto quel che accadeva sulla Terra.Invano l'angelo lampionaio, che va la sera in giro per il cielo ad accendere le stelle,le diceva: - Bada, stellina, non spenzolarti così: una volta o l'altra finirai per cadere. La stellina faceva proprio come fanno certi bambini di mia conoscenza quando la mamma raccomanda loro di non spenzolarsi dalla finestra: fingeva di non udire .Una brutta sera la stellina si spenzolò più del solito e, patapumfete, perse l'equilibrio e cadde sulla Terra.Povera stellina, che spavento! Rotola rotola, andò a finire sul ciglio di unmonte: era sempre una stellina,ma non c'era più l'angelo lampionaio per accenderla, e perciò non mandava più luce.Il buon Dio ebbe pietà della stellina spenta e la trasformò in un fiore: fece di lei la stella alpina, che spicca tutta bianca fra il verde,e sembra una stella caduta dal cielo.Ma, lo credereste, anche trasformata in un fiore, la stellina non ha perduto il vizio di essere curiosa: sta sul ciglio del burrone, propriosul margine estremo, e si spenzola nel vuoto per guardare quel che avvienesotto di lei. Non allungate la mano per coglierla,bambini: la stellina pettegolina cresce in posti troppo pericolosi.
·:*¨¨*:·.M. P. Sorrentino·:*¨¨*:·.
domenica 14 dicembre 2008
La mia biblioteca
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgEVg6eAup77D_o4xi98Z1q7pCn1VOS5OkmSm8zgtsbtB9_6YvpuenylpPpGjoZLjuC1zNLbXN7JGfe_lOCPCk56IOHWYH_4Gt2lhRd9FEKgxKDvBGs2W567nkDfw8_Nt9lvtsttLKJP8/s400/libro4.jpg)
L’autore è ___________________________________________
Il libro si intitola _______________________________________
La Casa Editrice che lo pubblica è ___________________________
Si tratta di:
o una raccolta di fiabe, miti, leggende, favole
o un romanzo di avventura
o un racconto storico
o un racconto d’avventura
o un racconto di paura
o un racconto umoristico
o una raccolta di poesie
o il racconto della vita del protagonista
I personaggi sono:
o persone reali
o animali fantastici
o cose
I protagonisti sono ________________________________________________
_____________________________________________________________
Gli altri protagonisti che compaiono nel libro sono: _____________________________________________________________
Le storie si svolgono in (luogo):_______________________________________
Le storie si svolgono nel ( tempo): _____________________________________
Le storie raccontate sono:
o vere
o fantastiche
o verosimili
Questo libro:
o diverte
o presenta dei problemi
o è noioso
o esprime dei sentimenti
o narra qualcosa
Giudizio personale sul libro:
o mi è piaciuto
o non mi è piaciuto
Lo si può consigliare ad un amico?
o SI
o NO
Ho finito di leggerlo il (data): _________________________________
Libri suggeriti per la lettura
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnU1rei5LpcJUrU-r-HbMuf7H0LLnT-A4xVAoJo2EFXvk5xFghAdmRUTnWgcDcuL849sfuvj4xMm1lFADk64fddc_h6xZF2ezKNabvcrFiJqFUx3P_whRpEcjqwtgPDmOyt0DLtaSnLA4/s400/libro+11.jpg)