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Questo blog nasce con l'intento di arricchire le attività didattiche e i progetti educativi, ma anche di raccogliere materiale sperimentato in classe ritenuto efficace per coinvolgere gli alunni e tutti voi che visitate il nostro blog.
Efisio si diresse verso Urittania dove gli abitanti lo accolsero con gioia e rispetto. Una notte, un rumore terribile tramortì Efisio e i soldati mentre una voce scese dal Cielo e si rivolse a lui dicendogli: Oh Efisio, donde vieni e donde vai?
. Efisio fortemente impaurito rispose: Vengo dalla città di Antiochia, sono figlio di Alessandra prima dei cittadini di Elia e Diocleziano mi ha concesso piena autorità in Italia contro i Cristiani
. Si udì di nuovo la voce dal cielo: Oh Efisio anche tu verrai a me, per mezzo della palma del Martirio
. Dopo aver fatto alcune domande Efisio si sentì rispondere: Io sono Colui che tu perseguiti Figlio del Dio Vivo
. Improvvisamente una croce splendente gli apparve nel cielo e quella stessa croce si impresse nel palmo della sua mano portando da quel momento Efisio a beatificare il Signore Dio. La notte seguente Efisio entrò a Gaeta e convocò gli artigiani della città chiedendo loro chi fosse disposto a fargli un oggetto che gli era necessario. Gli artigiani, intimoriti non accettarono l'incarico. Efisio chiamò quindi un tale di nome Giovanni e gli comandò di realizzare la croce che aveva impressa nel palmo della mano. Da quel momento Efisio non perseguitò i cristiani ma li difese disobbedendo agli ordini di Diocleziano. L'imperatore incaricò allora il giudice Iulisio di sostituire Efisio ed incarcerarlo. Il giudice Iulisio sentendosi prossimo alla morte, lasciò a Flaviano l'incarico di procedere con il martirio di Efisio che fu condotto a Nora dove venne giustiziato il 15 gennaio del 303 d.c.
Festa di Sant'Efisio
Dal lontano 1657 ininterrottamente ogni 1° di maggio si svolge a Cagliari la processione religiosa di S. Efisio, notoriamente più conosciuta come “ Festa di S. Efisio “.
L’intera Sardegna è strettamente legata alla devozione del Santo e ogni primo maggio sfilano in processione a Cagliari tutti i colori dell’isola con i costumi dei vari paesi partecipanti, ma anche le cosiddette “traccas” carri addobbati a festa trainati da buoi, all’interno dei quali sono esposti in mostra i prodotti più genuini della terra, dell’artigianato sardo ed i dolci messi in bella mostra nei cestini appositamente intrecciati e per finire sono presenti i cavalieri del Campidano di Cagliari nei costumi tradizionali del paese di provenienza oltre ai cavalieri cosiddetti “ miliziani “ che originariamente facevano parte della scorta armata al Santo guerriero quando dalla chiesetta del quartiere Stampace veniva portato in processione fino al luogo del martirio avvenuto a Nora ( località distante una trentina di chilometri da Cagliari ), in modo da evitare che vari assalti di predoni s’impadronissero dei gioielli del Santo o della statua stessa.
Tra le figure di rilievo della Festa di S. Efisio sono da tenere presenti sia “ l’Alter Nos “ ( che oggi è a tutti gli effetti il rappresentante dell’Amministrazione Comunale ) e che prende parte a tutti i festeggiamenti in onore del Santo che non si limitano alla giornata del 1° maggio, ma che durano almeno un mese se non di più, ed il “ Terzo Guardiano “ che è coinvolto in tutta l’organizzazione religiosa e nel risolvere tutte le varie incombenze di varia natura che riguardano l’Arciconfraternita di S. Efisio, tutti i Confratelli e le Consorelle, e le decisioni pratiche di organizzazione dei diversi eventi che ruotano intorno alla Festa e che si svolgono lungo il percorso della processione che dura quattro giorni dal 1° al 4 maggio a partire da Cagliari, per poi proseguire al Giorgino( località nella quale viene cambiato il cocchio di città con quello di campagna e gli abiti del Santo), per poi proseguire a Capoterra, Sarroch, Villa S. Pietro, Pula e Nora e percorso inverso che si effettua il 4 maggio ( giorno di rientro della statua in città proveniente da Nora ).
Papilio hospiton |
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Colore giallo con nervature e ampi disegni trasversali neri. Fascia postdiscale contenente una sfumatura gialla nelle anteriori e spazi blu nelle posteriori. Macchia semilunare arancio nell'angolo anale delle posteriori. Bordo esterno delle posteriori leggermente dentato con una breve coda in corrispondenza della terza nervatura mediana.
COME SONO FATTE
VITA SOCIALE
I maschi adulti di solito sono solitari e si aggirano nelle vicinanze dei gruppi di femmine. Sì, queste vivono in gruppo evidentemente per poter allevare con più tranquillità i cuccioli. In realtà gli studiosi ancora sanno molto poco sulla loro struttura sociale.
DI COSA SI NUTRONO
Le foche sono
RIPRODUZIONE
Le
Le foche monache le possiamo trovare nel golfo di Dorgali. E' una specie protetta perché a causa dell'uomo è in via di estinzione.
Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. e uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole.
L'usanza di donare uova decorate con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa per 450 uova rivestite d'oro e decorate da donare come regalo di Pasqua. Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria. Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che a sua volta conteneva un piccolo pulcino d'oro ed una miniatura della corona imperiale. Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.