Canzone tabelline

domenica 24 maggio 2009

Prima Comunione


Tanti auguri a: Michele T., Francesco e Luca che oggi hanno fatto un passo spirituale molto importante. La maestra Gloria.

Lentisco


Pistacia lentiscusL.
Divisione: Angiospermae
Famiglia: Anacardiaceae
Nome sardo: Lentisku

Descrizione: Arbusto o alberello le cui dimensioni rimangono contenute entro i 4-5 metri, molto ramificato. La chioma è globosa, irregolare e densa. Tronco sinuoso e corteccia squamosa cenerina o rossastro-bruna. Fogliame sempreverde dal profumo resinoso. Rami giovani bruni e pelosetti. Foglie composte paripennate, alterne, sessili, coriacee, composte da 3-5 paia di foglioline di colore verde chiaro e lucide, con apice arrotondato. Margine intero con nervatura penninervia ben evidente. È una pianta dioica con infiorescenze riunite in pannocchie all’ascella delle foglie sui rami degli anni precedenti. Fiori maschili con 5 antere rosso-porporine; i femminili presentano un ovario supero. Il frutto della pianta è una drupa tondeggiante, con un solo seme, brevemente peduncolata, dapprima rossa poi nera a maturazione.

Fenologia: Fiorisce a marzo-aprile; maturazione delle drupe nel periodo invernale.

Habitat: Il Lentisco è una specie tipica della macchia mediterranea, è eliofila, termofila e xerofila, che sopporta condizioni di spinta aridità; si adatta a qualsiasi tipo di terreno, pur prediligendo suoli sabbiosi. Resiste bene ai venti più forti ma teme il freddo. In Sardegna vegeta fino ai 400-500 metri di altitudine.

Usi e curiosità: Il lentisco si diffonde per seme, ma anche per polloni radicali. E’ una specie resistente al fuoco e grazie alle sue elevate capacità pedogenetiche è molto utile nella ricostituzione del manto vegetale. Gli usi di questa pianta oggi sono molto limitati; un tempo si utilizzava il legno per produrre ottimo carbone o direttamente per piccoli lavori di falegnameria, grazie alla sue proprietà e al suo bel colore rosso-venato. In passato dalla ebollizione e dalla spremitura dei frutti si estraeva un olio che veniva utilizzato sia per l'illuminazione che per l'alimentazione, mentre il tannino presente nelle foglie lo si impiegava nella concia delle pelli. La resina, (“mastice di Chio”), che fuoriesce da incisioni della corteccia, è stata impiegata, nelle regioni del Mediterraneo, come sostanza da masticare, capace di purificare l’alito e rassodare le gengive. Attualmente la pianta viene utilizzata in erboristeria e nell'industria dei profumi.

Il carubbo



Ceratonia siliqua L.
Divisione:Angiospermae
Famiglia:Leguminosae
Nome sardo: Silimba


Descrizione: Difficilmente il Carrubo supera l’altezza di 10 metri; albero sempreverde con chioma espansa, fitta e tondeggiante. Tronco massiccio con ramificazioni che si originano vicino alla base. La corteccia è liscia, grigiastra, marrone scuro. Le foglie sono composte, paripennate, persistenti, coriacee, formate da 2-5 coppie di foglioline ovali, lucide e di un ben colore verde intenso, 3-6 × 3-4 cm., inserite sui rami per mezzo di un breve picciolo. Il margine fogliare è intero con nervature penninervie. Il carrubo è una pianta poligamo-dioica e i fiori, in prevalenza unisessuali, possono trovarsi sulla stessa pianta o su piante diverse, oppure possono esservi fiori bisessuali e maschili sulla stessa pianta. I fiori sono molto piccoli e di colore prima rossastri poi giallo-verdastri (privi di corolla, calice peloso caduco), sono riuniti in grappoli cilindrici eretti all’ascella delle foglie, nascenti sui rami degli anni precedenti; quelli maschili con 5 stami, quelli femminili con uno stimma sessile. Il frutto è costituito da un legume tormentoso, schiacciato e leggermente incurvato, pendulo, di 10-20 × 2-3 cm., coriaceo, di colore bruno, solitario o in gruppi numerosi.

Fenologia: Fioritura da agosto fino ad inverno inoltrato (gennaio); fruttificazione nell’estate ed autunno dell’anno successivo.

Habitat: Pianta eliofila e xerofila, poco esigente, che cresce in suoli aridi, rocciosi, indifferente al substrato pedologico, in prossimità delle zone costiere fino a circa 400 metri di quota.

Usi e curiosità: La coltivazione del Carrubo avveniva già al tempo dei Romani, dai quali era particolarmente apprezzato. È facile incontrarlo in consociazione soprattutto con l’Olivo, formando gli oleo-ceratonieti di notevole effetto. Negli interventi forestali è stato utilizzato in associazione con il pino d’Aleppo, sopratutto nei rimboschimenti costieri. Il legno è duro e resistente, caratteristiche apprezzate in falegnameria, anche se marcisce a contatto con l’acqua. I fiori sono molto frequentati dalle api, e ciò costituisce un valido contributo alla estensione dell'apicoltura nelle aree di coltivazione del carrubo. E’ un eccellente antidiarroico (in pediatria è molto usata da decenni una polvere derivata dalle carrube: l'Arobon), ricostituente, rimineralizzante. Per secoli le carrube hanno sfamato i popoli del Nord Africa anche se poi, con l'arrivo del benessere, sono state utilizzate prevalentemente nella zootecnia. Inoltre, La loro polvere, dal sapore di cioccolato, viene infatti usata in tanti prodotti da forno e nella biscotteria. I semi, di forma lenticolare, detti carati, grazie al loro peso costante erano usati in passato per pesare oro e pietre preziose; da qui la denominazione "carati". E’ una specie a crescita lenta e molto longeva.

IL CORBEZZOLO




























Arbutus unedo L.

Divisione: Angiospermae
Famiglia: Ericaceae
Nome sardo: Lioni

Descrizione: È un arbusto sempreverde, molto ramificato, con foglie sclerofilliche, tipico della macchia mediterranea. Spesso, in condizioni climatiche favorevoli, assume portamento arboreo raggiungendo anche i 10 metri di altezza. La corteccia ha una colorazione bruno-rossastra e si stacca in sottili scaglie. La disposizione dei rami è sparsa sul fusto. La colorazione nei giovani rami è ocraceo-rossastra. Le fogli persistenti e coriacee, semplici alterne, con il margine dentato, brevemente picciolate, sono lunghe 7-12 cm, color verde scuro e lucide nella parte superiore e verde chiaro inferiormente, a volte riunite in verticilli. Sulle nervature è presente una colorazione rossastra. E’ una pianta con fiori ermafroditi, riuniti in infiorescenze terminali a pannocchia con asse pendulo. I fiori in numero di 15-30, sono bianchi e campanulati, formati da un piccolo calice, larghi 5-10 millimetri. Il frutto è rappresentato da una bacca globosa e carnosa, di colore rosso con superficie granulosa. Il frutto è edule e saporito.

Fenologia: Fiorisce in autunno-inverno (settembre-dicembre) e fruttifica da agosto a novembre dell’anno successivo, si presenta quindi contemporaneamente con i fiori ed i frutti.

Habitat ed ecologia: Il corbezzolo è spontaneo quasi lungo tutta la fascia costiera della penisola, e nelle isole maggiori e minori in consociazione con altre specie caratteristiche della macchia mediterranea, in particolare al Leccio. È una pianta che ben si adatta a molti tipi di substrato, con preferenza per i suoli sciolti e sub-acidi. Generalmente lo ritroviamo ad un’ altitudine compresa tra 0-500 metri s.l.m, talvolta può spingersi fino ai 1200 metri. Mal sopporta le gelate intense e prolungate. È una pianta con una spiccata capacità di reazione agli incendi, in grado di emettere vigorosi polloni che le consentono di reagire velocemente.

Usi e curiosità: Del corbezzolo si utilizzano le foglie, le radici e i frutti. La fronda recisa con i frutti immaturi viene utilizzata per decorazioni ornamentali. Il legno è adatto per la lavorazione al tornio e per essere levigato. In Sardegna è particolarmente conosciuto per la produzione del tipico miele amaro dalle proprietà antisettiche e utilizzato spesso nella cura delle affezioni bronchiali. Inoltre, la sua trasformazione consente l’ottenimento di buonissime marmellate.

mercoledì 20 maggio 2009




Il Parco di Donnortei

E’ una struttura nata alla fine degli anni novanta, in collaborazione con l’oasi del WWF di Monte Arcosu. Si estende dalle falde del Monte Spada, quota 1200 metri s.l.m., fino alla gigantesca valle di Aratu quota 700m circa,dove, il silenzio viene spezzato dal frastuono dell’omonimo fiume che la attraversa. Con i suoi paesaggi rocciosi, la sua vegetazione straordinaria,le rare specie di animali, il Parco Donnortei è una struttura particolarmente adatta a un turismo rivolto alle scuole, alle persone che amano l’aria aperta, ma anche a coloro che vorrebbero passare una giornata all’insegna della natura e della buona cucina barbaricina.
All’interno dell’oasi si possono avere tutte le indicazioni sul progetto “LIFE NATURA”. E’un particolare progetto finanziato dalla Comunità Europea, dalla provincia di Nuoro e dal WWF, dove, con la collaborazione di alcuni importanti studiosi ed esperti naturalisti si è individuato il Parco Donnortei come un importante SIC di interesse comunitario per il monitoraggio e la salvaguardia di alcune specie uniche al mondo.
Nell’oasi di Donnortei si arriva preferibilmente al mattino. Dopo un aperitivo o un caffè offerto dall’azienda, si parte a piedi da quota 1200 metri s.l.m. fino ad arrivare ad una quota di 700 metri s.l.m. circa, per una passeggiata resa piacevole dall’intenso profumo del timo e della stachis glutinosa. Si attraversa un primo tratto abbastanza desertico ma con un panorama mozzafiato, per poi scendere verso la grande valle di Aratu.
Si entra dapprima in angoli di bosco giovane composto da cedu misto; dopo venti minuti di passeggiata si arriva alla prima sorgente su un tornante di una pista sterrata, lì si fa una sosta di cinque minuti con la speranza che si facciano i primi incontri con maestosi esemplari di cervo e daino e decine di cinghiali con i loro piccoli tutti striati che si avvicinano per prendere una caramella o un tozzo di pane dalle mani dei turisti che fanno visita al parco. Poi si scende verso il fiume, dove, in un angolo che i pastori di un tempo chiamavano “SU TROCCU” si puo ammirare la rara bellezza di centinaia di bonsai secolari naturali di fillirea latifoglia intrappolati nella roccia.
Camminando nei sentieri tracciati dai carbonai si incontrano famiglie di mufloni che godono le giornate di sole. Poi si arriva ad un punto di osservazione realizzato da Parco Donnortei in collaborazione col progetto LIFE. Da lì in primavera si può ammirare l’aquila reale che molto opportunista approfitta del periodo delle nascite dei cerbiatti e dei mufloni per portare a casa la colazione. Dopo essere stati in giro per il parco per una mattinata indimenticabile ad ammirare la bellezza della fauna, sulla strada del ritorno si può ammirare anche la rara bellezza della flora e dei tantissimi endemismi che colorano il bosco, sul posto la guida darà tutte le informazioni sui nomi scientifici latini, italiani e sardi delle piante.
In azienda ci sarà la possibilità di mangiare e assaporare le specialità della casa prodotte in linea biologica.

domenica 10 maggio 2009

Auguri


Poesia per la festa della mamma


Grazie mamma

Grazie mamma
perchè mi hai dato
la tenerezza delle tue carezze,
il bacio della buona notte,
il tuo sorriso premuroso
la dolce tua mano che mi da' sicurezza.
Hai asciugato in segreto le mie lacrime,
hai incoraggiato i miei passi,
hai protetto il mio cammino;
hai educato il mio spirito
con saggezza e con amore
mi hai introdotto alla vita.
E mentre vegliavi con cura su di me

trovavi il tempo
per mille lavori di casa.
Tu non hai mai pensato
di chiedere un grazie.
Grazie mamma.

Bigliettino d'auguri per la festa della mamma





Lavoretto per la festa della mamma






MATERIALE PER LA CREAZIONE:
  • cartoncino colorato,
  • modellino fiore,
  • matite,forbici e colla a caldo,
  • stecchini per spiedini,
  • colore acrilico o tempere di color verde,
  • nastrini di diverso colore.

Divertitevi anche voi a fare questo meraviglioso mazzo di fiori!

giovedì 7 maggio 2009

domenica 3 maggio 2009

Auguri di buon Compleanno



La civiltà cinese





L'imperatore Qin: il suo esercito, la sua Muraglia.
Qin è considerato il primo imperatore cinese, in quanto fu l'uomo che riuscì a unificare la Cina, nel 220 a.C. in un unico grande impero i cui confini sono gli stessi di quella attuale. Subito dopo aver unificato il paese, l'imperatore Qin Shihuang iniziò a costruire la sua tomba, a cui lavorarono circa 700 mila uomini provenienti da tutto il paese per circa 40 anni, tuttavia alla morte questa non era ancora stata terminata. Nella tomba sono conservate oltre 6000 statue in terracotta di guerrieri e dignitari di corte, con i loro cavalli e con armi autentiche. Il rinvenimento di questa tomba, avvenuto nel 1974, è una delle più importanti scoperte archeologiche della Storia. Da allora sono iniziati gli scavi di grandi fosse da dove sono spuntati arcieri, fanti, carri, cavalli, statue di servitori, mandarini, cortigiane e oggetti di vita quotidiana. Le state colpiscono per il loro realismo e sono state realizzate con una tecnica particolare: cerchi di argilla compatta formano un tubo ( il torace) a cui sono stati aggiunti gli arti e la testa, infine altri blocchetti di terracotta formano le corazze, o i vestiti. Ai guerrieri, infine sono state aggiunte le armi.


Per diffendere i propri confini e respingere le incursioni dei popoli vicini, in particolare dei Mongoli, l'imperatore Qiun diede il via alla costruzione della grande Muraglia, una lunghissima serie di mura edificate a partire dal 215 a.C., lunga ben 6350 chilometri con altezze variabili. La Muraglia è stata dichiarata dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità ed è inoltre la prima delle sette meraviglie del mondo moderno.
Secondo la leggenda l'imperatore Qin era ossessoniato dalla morte e incaricò i suoi medici di preparare dei medicinali che lo rendessero immortale. Ironia della sorte, queste sostanze contenevano mercurio, che lo portò alla morte per avvelenamento.