Canzone tabelline

domenica 29 marzo 2009

La lettera






La lettera è un messaggio che si scrive per comunicare con amici e parenti ( lettera personale) oppure con le persone con cui non si ha confidenza ( lettera formale).

Lettere personali

Le lettere personali si scrivono per comunicare ad amici e famigliari le proprie emozioni, per informare, proporre, progettare....
Il linguaggio, quindi, è affettuoso e amichevole, cioè informale.
Nella lettera personale generalmente si trovano alcuni elementi fissi, ossia:
1) il mittente e il destinatario;
2) la data e il luogo da cui si sta scrivendo;
3) l'intestazione;
4) formula iniziale;
5) la parte centrale;
6) la formula di chiusura;
7) la firma.
Talvolta dopo la firma può comparire un'aggiunta, il post scriptum ( "dopo lo scritto"), che si abbrevia p. s.
Esso contiene un'informazione, una notizia che è venuta in mente all'ultimo momento a colui che scrive.

Esempio di lettera personale
Tortoli, 28 Marzo 2009

Cara Chiara,
qua la vita scorre monotona: scuola, casa e nuoto.... ah, già mi ero dimenticata di dirtelo, vado a nuoto il venerdì, dalle sei alle sette. Prima ero terrorizzata all'idea della piscina ma poi, dopo la prima lezione, sto contando i giorni che separano dalla prossima lezione. Non vedo l'ora. Siamo un gruppetto di sette bambine, più me, naturalmente. Ci divertiamo tanto ma ogni tanto sento la tua mancanza. Quando rientri a Tortoli? Spero al più presto .... così magari vieni anche tu in piscina. Sono sicura che anche tu ti divertiresti a nuotare insieme a noi.
Un grandissimo smach,
Diana


Lettera ufficiale o formale

La lettera ufficiale è destinata a una persona con la quale non siamo in rapporto confidenziale o che addirittura non conosciamo, a un ufficio, a un ente per richiedere un servizio o informazioni.
Ecco perchè nella lettera formale il linguaggio e il tono non sono formali e colloquiali ma sono cortesi e concisi.

Generalmente gli elementi della lettera formale sono:
1) indirizzo del destinatario;
2) luogo e data;
3) oggetto;
4) formula iniziale;
5) corpo della lettera;
6) frase di chiusura;
7) firma.

Esempio di lettera formale

Spettabile Direzione Parco Naturale del Gennargentu Nuoro ( NU)

Tortolì, 28 Marzo 2009
Oggetto: Richiesta informazione e materiale


Spettabile Direzione,
siamo gli alunni della classe 4° della Scuola Primaria di Tortoli. Stiamo effettuando una ricerca sul Parco Naturale e desidereremmo ricevere del materiale illustrativo, in particolare in relazione all'area montuosa. Vorremmo sapere anche quali sono gli orari di apertura al pubblico e le modalità che regolano le visite guidate naturalistiche.
In attesa di una Vostra cortese risposta, porgiamo distinti saluti.
Classe 4° di Tortoli.


P. S. Inviare la risposta a:
Classe 4°
Scuola Primaria di Tortoli
Via ......

Vincitori del concorso indetto in classe e nel blog, per la migliore descrizione di un personaggio fantastico


Come promesso dalla maestra oggi vengono decretati i vincitori per la " descrizione del personaggio fantastico".
I nostri lettori hanno cosi votato:

Vince il primo premio Matteo M. che ha scritto " Gli Zup".
Vince il secondo premio Mattia F. che ha scritto il testo " Il Cavaliere Volante".
Vince il terzo premio Michele D. che ha scritto " Mr Patatina".

Un complimento comunque va fatto a tutti i bambini e bambine della classe perché tutti sono stati bravissimi e si sono impegnati tantissimo.





Domani la maestra premierà in classe gli alunni vincitori ... chissà quale sarà il premio!?

Macaverbo (Canzone)



Are are are voglio Amare, Ere ere ere fammi Vedere,
Ire ire ire lasciami Dormire, Are Ere Ire: coniugazione!
Essere, Avere: ausiliari, son tutte azioni spettacolari.
I Modi, i Tempi e le Persone, Are Ere Ire: coniugazione!
Io ti amo è nel Presente, Tu vedevi è Imperfetto,
Dormiremo è nel Futuro, modo Indicativo: più che sicuro!
Ti amerei: Condizionale, Se Vedessi: Congiuntivo,
Dormi subito! Imperativo, Are Ere Ire: coniugazione!
Amare, Vedere: Infinito, sto Dormendo è il Gerundio,
Amante, Vedente: Participio. I Modi sono sette:
studia il principio!
Sono andato è Intransitivo, Sono fatto è Passivo,
Io mi lavo è riflessivo, Are Ere Ire: coniugazione!
Tutto ciò che È vivo e vero fa l’azione di Esserci davvero,
l’esistenza non È uguale a zero, Essere nell’Essere:
soddisfazione.
Mosè chiese: “Tu chi sei?”, “Io sono Colui che Sono,
della vita ti faccio dono, anche quando sbagli io ti perdono”.
Il Verbo È apparso in Betlemme, È risorto a Gerusalemme,
tutti i giorni È con noi e ci rende uniti, non ci lascia mai.
Are are are voglio Amare, Ere ere ere fammi Vedere,
Ire ire ire lasciami Dormire, Are Ere Ire: coniugazione!

giovedì 26 marzo 2009

La Ghiandaia sarda


Garrulus glandarius ichnusae
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Corvidae
Nome sardo: Marrapiga.


Identificazione: Uccello lungo circa 32 cm con becco corto e robusto leggermente uncinato in punta, di medie dimensioni e di forme raccorciate. La colorazione è bruno rosato superiormente, groppone bianco, coda nera, ventre e sottocoda bianchi. Remiganti primarie bruno-nerastre macchiate di bluastro e bordate di bianco nella parte esterna, parte delle copritrici alari sono azzurre barrate di nero. Zampe bruno pallide.

Habitat ed ecologia: Di indole sospettosa frequenta principalmente nei terreni boscati, spesso in piccoli gruppi rumorosi. Sul terreno saltella, ma in modo impacciato. Si nutre prevalentemente di sostanze vegetali, ma anche di insetti lumache, ragni, piccoli, mammiferi e rettili.
Riproduzione: Nidifica sugli alberi e già dal mese di gennaio inizia il rituale di corteggiamento in gruppi su uno stesso albero. Tra aprile e maggio la femmina depone 5-6 uova.

mercoledì 25 marzo 2009

La stele di Rosetta




Se noi oggi conosciamo la scrittura geroglifica, inventata dagli Egizi intorno al 3000 a. C., è grazie alla stele di Rosetta.La Stele di Rosetta è una lastra in granito scuro (spesso identificato come basalto) di 114 x 72 cm, che pesa circa 760 kg. e riporta un'iscrizione con tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco (dall'alto in basso).
La stele è stata chiamata "Rosetta" perchè è stata trovata nella città di Rosetta in Egitto.
La Stele di Rosetta, di cui una copia fedele si trova murata nella grande sala del pianterreno del Museo Egizio del Cairo, è tuttora nel possesso del British Museum di Londra.

Demotico e geroglifico non sono due lingue diverse ma semplicemente sono due differenti grafie dell'egizio: il geroglifico era usato per testi monumentali o di particolare importanza mentre il demotico era usato per documenti ordinari; in epoca tarda l'uso di redigere anche i testi ufficiali in demotico derivava dall'essersi ristretta quasi solamente alla classe sacerdotale la conoscenza della grafia geroglifica. Poiché il greco era conosciuto, la stele offrì una chiave decisiva per poter procedere alla comprensione dei geroglifici, e ciò avvenne nel 1822 ad opera di Jean-François Champollion.

martedì 24 marzo 2009

Gli Appennini


Gli Appennini sono un sistema montuoso lungo circa 1.200 km che attraversa tutta la penisola italiana da nord a sud disegnando un arco con la parte convessa a ovest. L'estremità settentrionale è costituita dal Colle di Cadibona, mentre quella meridionale è data dalla punta estrema dell'Aspromonte, di fronte allo stretto di Messina in Calabria. L'estensione in larghezza degli Appennini varia da un minimo di 30 km ad un massimo di 250 km.

Generalmente gli Appennini vengono divisi in tre sezioni, a loro volta suddivise in vari tratti: gli Appennini settentrionali (dal colle di Cadibona alla Bocca Trabaria, che mette in comunicazione le valli dei fiumi Tevere e Metauro) sono distinti in: Appennino Ligure e Tosco-Emiliano; gli Appennini centrali (dalla Bocca Trabaria al passo di Rionero, che mette in comunicazione le valli dei fiumi Sangro e Volturno) sono distinti in: Appennino Umbro-Marchigiano e Abruzzese; gli Appennini meridionali (dal passo di Rionero alla Calabria) sono distinti in: Appennino Campano, Pugliese, con le Murge, e Appennino Calabrese, con la Sila.


La catena appenninica è di formazione geologica più recente rispetto alle Alpi ed è formata da fasce di catene parallele, a volte staccate l'una dall'altra. Il versante rivolto al Mar Tirreno è più ripido e spesso a picco sul mare, mentre quello rivolto al Mare Adriatico digrada sino alla costa ed è meno dirupato. Il paesaggio è dunque vario, sia per la composizione e la consistenza delle rocce, che formano rilievi arrotondati, montagne ripide, imponenti massicci, profonde gole e zone aride; sia perché la catena si estende da aree temperate a zone più calde e meno piovose, determinando notevoli differenze nella vegetazione; sia perché il vulcanismo ha originato tipiche forme a cono. I monti principali sono il Gran Sasso d'Italia (2.914 m), massima altitudine della catena, e la Maiella (2.790 m). Alcuni dei numerosi passi che consentono di attraversare gli Appennini da un versante all'altro sono Giovi, Cisa, Abetone, Porretta, Futa, Colfiorito, Arquata, Antrodoco, Vinchiaturo, Campotenese.

Gli Appennini sono per lo più poveri di acque (eccetto l'Appennino Toscano e la Sila) e danno origine a fiumi di struttura molto diversa: i corsi d'acqua che scendono dal versante adriatico, più vicino alla costa, sono infatti alquanto brevi, mentre quelli che scendono dal versante tirrenico (tra cui l'Arno e il Tevere) sono più lunghi.

Il clima risente sia dell'altitudine sia della latitudine, cosicché la flora varia procedendo da nord a sud, distinguendosi in una fascia alpina, ristretta prevalentemente all'Abruzzo (dai 2.000 m in poi), con scarsa vegetazione; una fascia subalpina, con rari alberi nani e arbusti, e prevalenza di pascoli; una fascia montana, tra i 1.000 e i 1.800 m, con boschi di faggi e conifere; una fascia submontana con boschi di caducifoglie (querce, carpini, frassini) e castagni; ad altitudini inferiori a 650 m vegeta anche la tipica macchia mediterranea nei tratti montuosi più vicini al mare. Le colture agricole sono concentrate nelle valli, che consentono la coltivazione di vite e ulivo, mentre la pastorizia è in declino.

La fauna caratteristica degli Appennini è oggi costituita da pochi esemplari di lupo e di orso bruno (orso marsicano, nell'Appennino Abruzzese).

La leggenda della Fata Pasqualina


Esistono le fate, eccome. Noi esseri umani non le possiamo vedere, ma una volta abitavano il mondo insieme a noi. Poi improvvisamente sono fuggite ed ora abitano nei paesi dei TRA. Come, non sapete che paesi sono? Ma sono i paesi che stanno tra tutti i TRA. Un esempio: tra il sogno e la realtà abitano le fate della fantasia; tra il dormi-veglia abitano le fate del mattino, tra il bene ed il male abitano le fate della giustizia e via di seguito. Le fate abitavano sulla terra insieme a noi, ed a capo di tutte vi era la fata più bella, più dolce, più giusta che l’universo intero avesse mai creato. Figlia della stella più luminosa era giunta sulla terra per portare amore e pace. Lei aveva creato i rossi tramonti e le splendenti albe, lei era padrona degli eterni ghiacciai, e del blu di tutti gli oceani. Con lei l’amore era sovrano, il nostro pianeta conobbe l’epoca più bella di tutti i tempi. Le fate vivevano insieme a noi aiutandoci ogni qual volta avevamo bisogno. La terra era un paradiso. Ma, come accade in tutte le leggende anche in questa esiste un ma, la strega dell’invidia viveva di rancore verso le fate. Lei voleva essere sovrana degli uomini, lei voleva distruggere l’amore, lei odiava gli uomini che amavano le fate. Così pensò che se fosse riuscita a distruggere le fate gli uomini avrebbero adorato solo lei. Quindi se avesse distrutto Fata Pasqualina lei avrebbe vinto. Vagò nelle notti senza luna nascondendosi a tutti e raccolse dai sogni degli umani i loro incubi peggiori, creò un sogno talmente pauroso che pure lei rischiò di esserne distrutta. Con questo sogno racchiuso in un ampolla stregata iniziò la ricerca di fata Pasqualina, e quando l’avesse trovata, l’avrebbe obbligata a respirare il contenuto dell’ampolla: così Pasqualina sarebbe morta. Ma le fate che tutto percepiscono vennero a conoscenza del piano della malvagia Invidia e avvertirono la loro regina. Pasqualina non riusciva a capire perché Invidia l’odiasse tanto e cercò di sfuggirle. Non conosceva però la tenacia che animava quella malvagia strega ed un giorno si trovò quasi prigioniera, Invidia le era alle spalle, l’aveva ormai raggiunta e si apprestava ad aprire la tremenda ampolla per farle respirare il contenuto. La malvagia ormai era sicura, aveva vinto! Ma, esistono sempre i ma nelle leggende, passò di lì una piccola gallinella che vedendo la disperazione di Fata Pasqualina le disse:-Presto entra dentro il mio uovo.- e subito Pasqualina si dissolse ed entrò dentro l’uovo della buona gallinella. Invidia cercò in tutti i modi di trovare un apertura in quello strano oggetto che non aveva mai visto. Cercò di romperlo, ma quell’uovo era magico, sarebbe riuscito a romperlo solo chi era animato da buone intenzioni verso le fate. Poi, improvvisamente, l’uovo scomparve e nessuno sa dove sia. Le fate, prive della loro regina, decisero di ritirarsi nei paesi dei TRA, e noi uomini ora siamo soli sulla terra. Fu da quel giorno che una volta all’anno tutti noi acquistiamo le uova, da allora si chiamano di Pasqua, e le rompiamo sperando che dentro vi sia Pasqualina, ma nessuno ancora l’ha trovata. Vi si trovano solo regali che le fate dei paesi dei TRA ci fanno trovare per ricordarci che loro ci amano ancora. Aspettano solamente che da un uovo fatato si manifesti la loro REGINA. La terra potrà così tornare ad essere il regno delle fate, e noi felici per l'eternità.
C. Righi

Picchio rosso maggiore




Dendrocopos major
Phylum
: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Piciformes
Famiglia
: Picidae
Nome sardo: Picalinna


Areale di distribuzione: In Sardegna e Corsica è presente con la sottospecie Dendrocopos major harterti .

Identificazione: Lungo circa 20 cm, ha il becco nero appuntito e robusto, i muscoli del collo ben sviluppati, le zampe dotate di due dita avanti e due dietro per favorire la presa sui tronchi e la coda rigida per attutire i contraccolpi. La parte superiore del corpo è nera, con grandi macchie bianche, mentre le parti inferiori sono bianche e il sottocoda rosso vivo in entrambi i sessi. Nel maschio adulto, a differenza della femmina, è presente una macchia rossa sulla nuca.

Habitat ed ecologia: Specie forestale spiccatamente territoriale, poco tollerante con gli individui della stessa specie. Abita la maggior parte degli ambienti alberati tra il livello del mare e il limite superiore del bosco. In assenza del suo habitat ideale colonizza anche altri ambienti quali: parchi, giardini, coltivazioni di pioppo. Condizione essenziale è la presenza di alberi di diametro sufficiente per la nidificazione. Si nutre essenzialmente di Artropodi forestali, sebbene integri la sia dieta anche con semi e bacche.

Riproduzione: Il periodo riproduttivo ha luogo in aprile-maggio. La femmina depone un’unica covata di 4-6 uova, spesso in corrispondenza del periodo di maggior abbondanza di insetti utilizzati per nutrire i pulcini.

lunedì 23 marzo 2009

La primavera e la natura








La natura si è già risvegliata e ci sta regalando delle immagini stupende .... che ne dite?
Non ho potuto resiste a non scattare queste foto ... dovevate sentire il profumo che veniva emanato da questi stupendi fiori.

sabato 21 marzo 2009

La tomba di Tutankhamon


Tutto ebbe inizio otto anni prima di quella memorabile mattina del 4 novembre 1922, quando il piccone degli scavatori portò alla luce il primo di sedici gradini che immettevano alla tomba di Tutankhamon.
Fin dal 1914, Lord Carnavon e Haward Carter
avevano ottenuto dal governo egiziano la concessione per attuare scavi nella Valle dei Re, anche se, a detta degli specialisti e della stessa direzione del reparto antichità del Cairo, il luogo "non offriva più alcuna possibilità di nuove scoperte".
L'istinto sicuro dell'archeologo, l'incrollabile fiducia nella proprio fortuna e oltre sei anni di tenace ricerca guidarono Carter all'ingresso della tomba, situato tra i resti di alcune capanne per operai della XX dinastia. Carter aprì un'apertura nell'angolo superiore sinistro e introdusse nel foro una candela e ciò che gli apparve lo lasciò esterefatto: aveva davanti agli occhi la realizzazione dei sogni di ogni archeologo. Quando il 27 novembre la porta fu finalmente aperta, anche Lord Carnavon, sua figlia Lady Evelyn e l'egittologo Callender, che era giunto alla prima notizia della scoperta, videro sfavillare alla luce di una forte lampada elettrica cofani preziosi, un trono d'oro, vasi di alabastro, bizzarre teste d'oro di animali a cui facevano da sentinella, l'una di fronte all'altra, due statue con grembiuli e sandali d'oro; ma fra tanti tesori non c'era nè un sarcofago nè una mummia! La scoperta di un'altra porta, la terza, che portava segni di effrazione e di un successivo sigillamento fece rinascere le loro speranze, anche se non comprendevano come dei ladri si fossero dati la pena di penetrare oltre la terza porta, prima di essersi impadroniti di quanto avrebbero potuto asportare dal vano precedente. E le sorprese non erano ancora terminate. Una piccola camera laterale era colma fino all'inverosimile di suppellettili e di oggetti preziosi di ogni genere, rimossi e in parte danneggiati dai misteriosi visitatori. Il materiale finora venuto alla luce era enorme, e immenso si prospettava il lavoro di classificazione, catalogazione, asportazione e conservazione che doveva essere intrapreso. Con la consulenza di specialisti di prim'ordine (fotografi, disegnatori, chimici, storici, ingegneri, botanici), inviati dalle maggiori università e musei americani ed europei, il primo oggetto fu portato in superficie il 27 dicembre e il lavoro di rimozione andò avanti per quasi due mesi: la sola anticamera conteneva circa settecento pezzi e alcune casse richiesero, da sole, intere settimane per essere svuotare da oggetti preziosi, armi e vesti. C'erano poi tre ingombranti bare, il trono con spalliera decorata e quattro carrozze che, non potendo, per le loro dimensioni, essere introdotte intere nella tomba, erano state segate in vari pezzi, che i ladri poi avevano disperso un po' dovunque. Per la metà di febbraio del 1923, l'anticamera era ormai sgombra e si poteva procedere all'apertura della porta che si sperava nascondesse la mummia. Il 17 febbraio, venti persone(membri del governo e scienziati) erano state ammesse all'interno della tomba di Tutankhamon per assistere all'apertura della porta dietro la quale si supponeva si trovasse la mummia, mentre Carter iniziava a rimuovere lo strato di pietre superiori nel silenzio più assoluto. Appena l'apertura fu abbastanza ampia da consentire l'introduzione di una lampada elettrica, apparve ai suoi occhi una visione portentosa. Si trattava di un muro d'oro massiccio che risultò poi essere la parete anteriore del più prezioso e più vasto cofano mortuario mai venuto alla luce. Due ore di difficile lavoro consentirono agli scopritori di penetrare all'interno della camera sepolcrale, ed ecco svelarsi il cofano tutto ricoperto d'oro, sui cui fianchi erano incastrati lucidi pannelli di maiolica azzurra, coperti di segni magici. Le sue dimensioni erano così vaste da lasciare sgomenti: 5,20x3,35x2,75 metri. Le grandi porte a battenti della parte orientale si aprirono facilmente perchè non erano suggellate, ma il secondo cofano splendente che esse racchiudevano, portavano un sigillo: intatto! La mummia non era stata violata, Tutankhamon giaceva nella sua tomba così come vi era stato deposto trentatre secoli prima. L'emozione dei presenti era così profonda, che l'adiacente camera del tesoro (che pure conteneva oggetti artistici di inestimabile valore) passò quasi inosservata. Le indagini successive intorno al ritrovamento durarono parecchi anni. Nel 1926 fu aperto il cofano d'oro e l'anno successivo furono estratte e separate quattro bare contenute una nell'altra e costituite, complessivamente, da circa ottanta pareti; il loro trasporto richiese ottantaquattro giorni di duro lavoro. L'ultima bara racchiudeva l'enorme scrigno ricavato da un unico blocco di quarzo giallo, coperto da una lastra di granito. All'interno c'erano dei lini, sotto i quali apparve il re. Non era ancora la mummia, ma il ritratto in oro del giovane faraone; la testa a tutto tondo aveva il volto in oro puro dipinto, gli occhi in aragonite e ossidiana, le palpebre e le sopracciglia in lapislazzuli; anche le mani erano a tutto tondo, il corpo, invece, lavorato a bassorilievo. Quando l'11 novembre 1927, la mummia di Tutankhamon fu resa agli studiosi, apparve subito evidente che gli oli e le resine avevano indurito e incollato tutto. Ad accezione del volto, dei piedi e delle mani che erano chiusi in involucri d'oro, l'ossidazione dei composti resinosi aveva quasi completamente carbonizzato i tessuti e le ossa.

Le piramidi egizie


Le piramidi sono tombe monumentali gigantesce che i faraoni dell'Antico Egitto si fecero costruire.
In tutto l'Egitto se ne contano una novantina. Le più grandi e famose sono quelle dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino ( piramidi di Giza). Queste piramidi si inalzano maestose a pochi chilometri da Il Cairo.
La più alta è quella di Cheope, eretta verso il 2530 a. C.; aveva un'altezza che superava i 147 metri e per costruirla furono usati più di due milioni di blocchi di pietra.
La costruzione di questi grandiosi edifici richiedeva decine di anni e impegnava migliaia di operai.

Le piramidi custodivano al centro, in fondo a tortuosi cunicoli, la camera del sepolcro. L'acceddo dall'esterno era nascosto e spesso murato, in modo che i ladri non potessero giungere al tesoro, sepolto insieme al faraone.

L'interno delle piramidi veniva costruito con tenera pietra locale, mentre l'esterno era rivestito di calcare, proveniente da cave distanti anche 800 chilometri.Gli scalpellini utilizzavano vari strumenti per tagliare i duri blocchi di calcare.
Gli enormi blocchi di pietra venivano trascinati, utilizzando rulli di legno, su lunghe rampe di terra battuta, che alla fine venivano spianate. Nei periodi di piena del Nilo, gli enormi blocchi di pietra venivano trasportati su barche fino al luogo di costruzione.
Gli architetti controllavano le misure e i progetti e si assdicuravano che i lavori procedessero secondo i programmi.


Per quanto i costruttori nascondessero le entrate e l'accesso alla camera sepolcrale, le piramidi venivano spesso profanate dai ladri per rubarne le ricchezze.
Così i faraoni più recenti decisero di farsi seppellire in una vallata rocciosa e deserta, nei pressi di Tebe: la cosiddetta Valle dei Re. Le tombe, scavate direttamente nella roccia, avevano l'aspetto esteriore di caverne rupesytri, ma all'interno erano meravigliose tombe magnificamente decorate e colme di tesori. Gli accessi erano nascosti, mentre false camere funerarie e percorsi segreti dovevano mettere fuori strada eventuali intrusi. Ciò nonostante anche queste tombe, nel corso dei secoli, furono saccheggiate.

La primavera in mensa!








Lavoro svolto dalla classe quarta e terza della Scuola Primaria di Zinnias per allestire la sala mensa.



Materiale occorrente:
  • Piatti in plastica o in carta di vari colori e dimensioni;
  • cartoncini colorati;
  • pennarelli indelebili;
  • colla e nastro adesivo;
  • e tantissimi fantasia.
Buona primavera a tutti.





LA PRIMAVERA E' ARRIVATA: ECCO LE DECORAZIONI DI TUTTA LA SCUOLA FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE DELLE CLASSI QUARTA ,TERZA E SECONDA.

giovedì 19 marzo 2009

La Pernice sarda

Alectoris barbara
Ordine: Galliformes
Famiglia: Phasianidae
Nome sardo: perdigi.

Areale di distribuzione:Nell’Isola è presente, con consistenze differenti, pressoché in tutto il territorio e risulta assente solo nell’Isola della Maddalena.

Identificazione: Dimensioni medie, corporatura massiccia, ali e coda corte ed arrotondate, becco robusto e leggermente arcuato verso il basso. Il maschio è provvisto di uno sperone nei tarsi che spesso si riscontra, in forma abbozzata, anche nelle femmine. Gli adulti sono riconoscibili per le zampe e il becco rosso, la gola grigia con un collare castano e una macchia biancastra, vertice castano con una striscia fulva sopra l’occhio. Piume scapolari blu lavagna orlate di rosso. Le guance, il collo, il mento sono grigi. Il colore della parte superiore è bruno-ruggine e fianchi con larghe bande bianche e nere, grigie-castane. Lunga 32-34 cm, può raggiungere, nei maschi adulti, il peso di 450-500 gr.

Habitat ed Ecologia: La Pernice sarda è per natura gregaria; frequenta prevalentemente le zone pianeggianti e collinari e predilige gli ambienti diversificati, con cespugli e macchia mediterranea bassa alternati a prati – pascolo ed incolti, aree semiaride e coltivi. Granivora per eccellenza, si nutre prevalentemente di cariossidi di grano, oltreché di sostanze vegetali (frutti, semi) selvatici; nelle prime fasi della vita ha una dieta carnivora costituita essenzialmente da piccoli invertebrati (vermi, lumache e insetti). Particolarmente appetiti sono l’Inula viscosa, i cardi selvatici e alcune piccole crassulente, ricche di acqua. Si sposta generalmente pedinando sul terreno e solo se costretta spicca il caratteristico volo. Sospettosa, se in pericolo corre, di pedina, velocemente al riparo.

Riproduzione: Si accoppia verso la fine dell’inverno e porta a termine una sola covata da aprile a maggio. E’ una specie monogama. L’incubazione portata avanti dalla femmina dura 23-24 giorni. Durante la nidificazione la Pernice sarda perde il suo istinto gregario e ogni coppia vive separatamente dalle altre e solo quando i piccoli sono abbastanza maturi si ricostituiscono in gruppo. Le uova, in numero di 10-16, più raramente 20, non vengono deposte in un vero e proprio nido, ma in depressioni del terreno foderate da foglie secche, da erbe e da scarsissimo piumino. Se la covata è andata persa (ad esempio per predazione), può deporre una seconda volta. I piccoli alla nascita sono ricoperti da un piumino grigiastro con striature longitudinali nerastre.

mercoledì 18 marzo 2009

Auguri

19 Marzo Festa del papà

Tantissimi auguri a tutti i papà dalla maestra Gloria e dagli alunni della
classe 4^.

Primavera


Filastrocca di primavera

Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno,
più dolce la sera.
Domani forse tra l'erbetta
spunterà la prima violetta.
Oh prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.
Gli altri signori non lo sanno
e ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo.

(G. Rodari)

20 Marzo inizio della Primavera


Il 20 marzo sarà un giorno particolare dell'anno: saremo infatti all'equinozio di primavera, cioè entreremo nella primavera astronomica lasciandoci alle spalle l'inverno. Tale data prende il nome dal fatto che giorno e notte hanno la stessa durata per tutte le località della Terra (12 ore per entrambi) e varia dal 20 al 21 di marzo secondo l'anno. Da tale momento in poi il giorno supererà la notte in durata fino a raggiungere il suo massimo al solstizio d'estate (quest'anno il 21 giungo).

In realtà è giusto ricordare che le giornate stanno aumentando addirittura dal solstizio d'inverno scorso (21 dicembre), ma l'aumento è più evidente in questo periodo dell'anno. All'equinozio di primavera succedono alcune cose particolari ed interessanti in varie parti della Terra: al Polo Nord il Sole sorge per non tramontare più fino al prossimo equinozio d'autunno; al Polo Sud viceversa il Sole tramonterà per non risorgere fino alla stessa data autunnale. Ai Poli (ma solo esattamente ai Poli) si hanno cioè 6 mesi di giorno e 6 mesi di notte alternativamente.

E' bene infatti ricordare che le stagioni sulla Terra sono invertite nei due emisferi e solo agli equinozi la giornata è uguale per tutte le località la Terra. L'altro giorno dell'anno, in cui appunto si registra un ugual durata di giorno e notte, è l'equinozio d'autunno che si registra il 22 o 23 settembre.

Buona primavera a tutti.

Lavoretto festa del papà









Occorrente :

1) tappi di sughero per bottiglioni e damigiane;
2) cartoncino blu, bianco, marrone e verde;
3)colla vinilica e a caldo;ù
4)stecchini;
5)sfondo marino e pastelli;
6) colori acrilici( celeste, bianco, giallo, rosso
e marrone) e spugnetta.

domenica 15 marzo 2009

Allestimento dell'aula per la primavera









Materiale per costruire questi lavori:

1) disegni di fiori, vasi e farfalle,
2) cartoncini di vario colore,
3) pastelli, matita, gomma e forbici,
4) colla e scotch;
5) tanta fantasia e voglia di creare.