Canzone tabelline

mercoledì 31 dicembre 2008

Auguri


Altro video Anno Nuovo

http://www.youtube.com/watch?v=XOPzyInwnRA

Video Anno Nuovo

http://www.youtube.com/watch?v=PpMwEPH8Bfo

martedì 30 dicembre 2008

Arriva il Capodanno

Poesie Capodanno e Anno Nuovo


L'Anno Nuovo



Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

(G. Rodari )





Filastrocca di Capodanno
Fammi gli auguri per tutto l'anno:
voglio un gennaio col sole d'aprile,
in luglio fresco, un marzo gentile,
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera,
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco,
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
Anno Nuovo
Nella notte di magia
l'anno vecchio scappa via;
non sei ancora addormentato
che uno nuovo è già arrivato,
bello, ricco di giornate,
sia l'inverno che l'estate.
Anno allegro e fortunato,
sia quest'anno appena nato.
(K. Jackson )

Anno Nuovo
O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr'ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.
( G.Rodari )
Preghiera per l'anno nuovo

O Signore, che tra le braccia
porti l'anno appena nato
accompagnalo lungo un cammino
di bianca pace illuminato.
Mettigli in capo una ghirlanda
di giornate buone e serene
perché tutti nel vasto mondo
come fratelli si vogliano bene
Mettigli in mano per i poverelli
pane e fuoco e un po' d'amore;
fa' che i suoi giorni rechino in fronte
la Tua immagine, o Signore!
( G. Aimone )

venerdì 26 dicembre 2008

La scrittura cuneiforme









LA SCRITTURA DEI SUMERI

La prima forma di scrittura fu inventata dai Sumeri di Uruk, in Mesopotamia verso il 3500 a.C.
Chi governava si era reso conto che per amministrare la città era indispensabile registrare le merci degli scambi commerciali, le quantità di prodotti agricoli o artigianali versati come tributi, i progetti e le fasi di esecuzione dei lavori pubblici (argini, templi, ecc.), i salari.

Il primo passo fu l'uso del sigillo, un pezzo di creta indurita con impressa una figura geometrica o un animale: era come una specie di firma che il proprietario imprimeva su un oggetto o sulla chiusura di un vaso, di un sacco o di un magazzino.
Il secondo passo compiuto dai Sumeri verso la scrittura fu l'uso di tavolette di argilla su cui venivano incisi segni che indicavano le quantità (segni numerici) e segni che rappresentavano cose (i PITTOGRAMMI).

Col passare del tempo fu necessario creare anche segni per i nomi astratti, i concetti, i verbi: gli IDEOGRAMMI. Questi segni non erano più strettamente corrispondenti a degli oggetti.
Infine per rispondere alle necessità di una scrittura più semplice e più facile da scrivere e da leggere si pensò di indicare con dei segni i suoni con cui venivano formulate le parole. Si giunse così finalmente a inventare i FONOGRAMMI.

Molte delle tavolette di argilla ritrovate a Uruk contengono elenchi di cose, per esempio sacchi di cereali, oppure capi di bestiame. Ciò significa che i primi documenti scritti dai Sumeri erano una specie di registro per tenere la contabilità di qualche magazzino e segnare le merci in entrata e in uscita



RICORDA
L'evoluzione della scrittura, presso i Sumeri, permise di utilizzare uno stilo a punta triangolare che tracciava sulle tavolette di argilla morbida dei segni che avevano l'aspetto di piccoli CUNEI, disposti in vari modi : da qui il nome di SCRITTURA CUNEIFORME.

giovedì 25 dicembre 2008

I Sumeri

















I SUMERI E LA LORO TERRA

I Sumeri vivevano in MESOPOTAMIA che significa terra in mezzo a due fiumi:Tigri ed Eufrate. Questi fiumi straripavano lasciando una fanghiglia chiamata limo che rendeva il terreno più fertile, ma alcune volte i fiumi inondavano il paese. I Sumeri impararono a controllare le acque con canali, argini,dighe e bacini di raccolta che servivano a irrigare i campi, rallentare le piene e per regolare la quantità di acqua nei canali. La terra sumera viene chiamata “Terra di Sumer” cioè paese coltivato.





Le città-stato

I Sumeri vivevano in villaggi che piano piano si trasformarono in città. Le principali erano: Uruk, Nimrud, Ur e Lagash.
Ogni città era governata da un re-sacerdote ed era indipendente dalle altre, aveva leggi e usanze proprie come se fosse un piccolo stato separato dagli altri e per questo motivo vennero chiamate Città-Stato.
Le Città-Stato erano sempre in lotta tra loro e dovevano difendersi dalle tribù nomadi.





Gli scambi commerciali

La terra fertile di Sumer produceva cibo in abbondanza ed era ricca di argilla utile per costruire vasi e mattoni, ma non c’erano materie prime.
Non c’èrano boschi nei quali procurarsi il legname, né miniere da cui ricavare metalli, per realizzare armi, gioielli e oggetti resistenti.
Per risolvere questo problema, i re delle città sumere inviarono i loro mercanti in terre molto lontane. I mercanti viaggiavano in carovana, cioè in gruppo, per difendersi dagli animali feroci e dai ladri.




La "grande casa" tra terra e cielo





Anche se i Sumeri credevano in tanti dei, pensavano che ogni città fosse protetta da un dio che per loro era il dio più potente. A questo dio era dedicata la ziggurat, la “Grande casa”, un edificio al centro della città costruito a gradoni che saliva verso il cielo. In alto si trovava il tempio dedicato al dio protettore, in basso i magazzini dove c’erano le riserve di cibo.
Probabilmente la ziggurat è nata per il bisogno di mettere al riparo dalle inondazioni sia le scorte alimentari, sia l’altare per i sacrifici agli dei.




La religione dei Sumeri

I Sumeri temevano e rispettavano gli elementi della natura: l’acqua, la terra, il sole, il cielo e il vento. Per i Sumeri questi elementi provocavano delle inondazioni e dei temporali, e li adoravano perché davano anche la vita. Ogni elemento naturale, ogni attività, ogni attimo era regolato da un dio. Per dare delle spiegazioni a questi fenomeni inventarono figure eccezionali: gli Dei.
I Sumeri iniziarono ad adorare le divinità e a elaborare miti su di loro (ad es. il mito sul diluvio). Erano anche politeisti, cioè adoravano diversi Dei (circa 3000 dei).
Pensavano che fossero simili a loro: con un corpo, un carattere e abitudini tipiche dell’uomo.




La scrittura sumera


I sacerdoti sumeri contavano quello che entrava e usciva dai magazzini: incidevano con stilo di canna (calamo) su tavolette di argilla fresca. Erano poche però le persone che conoscevano la scrittura cuneiforme.Coloro che scrivevano erano gli scribi ed erano figure molto importanti per il re.
La scrittura cuneiforme non restò sempre uguale nel tempo, ma subì grosse trasformazioni.
In fase iniziale le parole erano rappresentate da oggetti (pittogramma). Poi si passò all’utilizzo di segni formati da cunei, infine la scrittura divenne sillabica.

RICORDA: L'invenzione della scrittura è considerata dagli storici tanto importante perchè segna la fine della Prestoria e l'inizio della Storia.
I Sumeri inventarono la scrittura itorno al 3300 a.C.





Le invenzioni dei Sumeri




L’ARATRO

L’invenzione dell’aratro si deve ai Sumeri, serviva a scavare solchi e nello stesso tempo a rivoltare il terreno.



I CHIODI

I chiodi erano posti nelle fondamenta delle case e dei templi.



LE IMBARCAZIONI

Le barche servivano a trasportare le merci sui fiumi. Le prime imbarcazioni costruite erano fatte in vimini, poi furono costruite in legno.Sembra che i Sumeri abbiamo scoperto la barca a vela.


I CARRI CON LE RUOTE

Inizialmente i Sumeri lo usarono solo nei combattimenti ma in seguito lo ursarono anche come mezzo di trasporto. I primi carri erano molto lenti perchè molto pesanti a causa delle ruote che venivano realizzate in legno pieno.


I MATTONI
La terra dove vivevano i Sumeri era molto ricca di argilla e betume e questo portò all'invenzione della ceramica e del mattone.



Come vivevano i Sumeri




LE ABITAZIONI
Le abitazioni dei ricchi erano costruite con l’argilla, avevano una forma rettangolare e i tetti delle loro case erano piatti e raggiungibili con delle scale interne.
Gli ambienti erano organizzati in numerose stanze disposte attorno a uno spazio centrale, trasformato in un cortile.
Le case dei contadini e degli artigiani erano più umili, avevano invece una sola stanza.




L’ABBIGLIAMENTO DELLE DONNE

Le donne appartenenti alle famiglie più ricche si vestivano con tuniche di lino molto lunghe e leggere, indossavano anche gioielli e pietre preziose. L’artigianato sviluppò la lavorazione dei metalli.



L'ABBIGLIAMENTO DEGLI UOMINI

Gli uomini ricchi e con maggior importanza indossavano gonne molto lunghe lavorate in lino e decorate con diversi ciuffi di lana.Si rasavano il capo fino a diventare calvi e curavano con attenzione la barba.Il re-sacerdote indossava una lunga gonna a forma di campana e un particolare copri capo.
I contadini e gli artigiani indossavano vesti più semplici, in lino oppure in lana.



IL CIBO

Per nutrirsi coltivavano legumi, cereali e in modo particolare l’ orzo per fare il pane e la birra.
I datteri venivano usati per addolcire i cibi. Il sesamo veniva coltivato per ricavarne l'olio per cucinare e per le lucerne.
Per ottenere lana, latte, carne e pelli si allevavano le pecore, anche il pesce era un alimento molto importante per la dieta della popolazione e per procurarselo andavano a pescare.




La società dei Sumeri
La società sumerica era divisa in classi ed era organizzata in questo modo:
1) RE - SACERDOTE : governava la città e manteneva i rapporti con gli dèi.
2) FUNZIONARI : aiutavano il re e facevano eseguire i suoi ordinini.
3) SOLDATI: difendevano la città dai nomadi.
4) ARTIGIANI : fabbricavano oggetti di vario genere.
5) CONTADINI : coltivavano i campib procurando i prodotti alimentari per la popolazione.
6) SCHIAVI : erano prigionieri di guerra e svolgevano i compiti più faticosi.




Lo stendardo di Ur

Lo stendardo di Ur è una fonte iconocrafica ritrovata presso una tomba reale nella città di Ur.Lo stendardo è una cassetta di legno realizzata con del betume nero, dei lapislazzuli ( pietre azzurre) e conchiglie. E' decorato su entrambi i lati con scene di vita dei Sumeri: su un lato è rappresentata la guerra, sull'altro il banchetto per celebrare la vittoria. Ricorda: il racconto procede dal basso verso l'alto e i personaggi importanti sono raffigurati più grandi degli altri.





Su questo sito puoi trovare del materiale interessante sui Sumeri. Clicca direttamente nell'indirizzo riportato qui sotto, poi clicca su didattica, storia, civiltà e infine Sumeri. (Fatti aiutare da un genitore).

www.ilportaledeibambini.net/didattica.php





























Conto alla rovescia per il Nuovo Anno

mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri dalla maestra Gloria


Vi auguro che questa giornata sia ricca di tanta felicità e magiche sorprese.

Babbo Natale

http://it.youtube.com/watch?v=Q6g5--VPtk0


Bambini avete scritto la lettera a Babbo Natale? Spero di si.....

lunedì 22 dicembre 2008

Auguri

La leggenda del panettone


Siamo alla corte di Ludovico Sforza e, come ogni Natale, sta per essere servito in tavola, per il signore di Milano e per i suoi magnifici ospiti, un sontuoso banchetto. Il famoso cuoco (la leggenda purtroppo non ce ne tramanda il nome) al servizio di Ludovico, stava facendo in modo che tutto andasse per il verso giusto, dirigendo i suoi numerosi sottoposti, sia ai fornelli che al servizio in tavola. I piatti si susseguivano uno dopo l'altro, con le giuste pause tra le portate, per accompagnare le papille gustative degli ospiti verso il meraviglioso dolce che doveva chiudere una cena così importante. Il cuoco aveva provveduto di persona a curare l'impasto di questo importante dolce, la cui ricetta segreta si tramandava di padre in figlio all'interno della sua famiglia da secoli. Il signore di Milano sarebbe rimasto a bocca aperta davanti a questa meraviglia del palato.

Le portate passavano e le cucine risuonavano di urla agitate che coprivano l'acciottolio dei piatti e il tramestio delle pentole; tutti avevano qualcosa da fare e forse, proprio per questo, qualcuno scordò di togliere il dolce dal forno. Verso le ultime portate, il cuoco si accorse che mancava il dolce, ma in forno trovò solo un ammasso bruciacchiato e immangiabile. Le urla e le bestemmie arrivarono fino ai tavoli degli invitati. Era ormai troppo tardi per preparare nuovamente un impasto così elaborato; poco importava chi aveva dimenticato il dolce nel forno, tanto Ludovico se la sarebbe presa con lui e lo avrebbe condannato a morte. Disperato il cuoco si abbandonò su una sedia e cominciò a piangere sommessamente.
Toni, un povero sguattero, gli si avvicinò dicendo che aveva tenuto per sé un po' dell'impasto del dolce perduto a cui si era permesso di aggiungere un po' di frutta candita, uova, zucchero e uvetta. Voleva farselo cuocere al termine del lavoro per avere qualcosa da mangiare. Se il cuoco voleva poteva portare quel dolce a tavola. Guidato dalla forza della disperazione il cuoco infilò nel forno quella specie di forma di pane. Nonostante il povero aspetto, non avendo più nulla da perdere, il cuoco fece portare il dolce in tavola. Neanche a dirlo, il pan del Toni riscosse un successo strepitoso, tanto che il cuoco fu obbligato a servirlo a tutti i banchetti natalizi degli anni successivi e presto l'usanza si diffuse fra tutta la popolazione.

domenica 21 dicembre 2008

Il Natale insieme ad un'amico a quattro zampe

Auguri di buon Natale


www.Cartoline.it


Il vestito di Babbo Natale

Il vestito di Babbo Natale
è fatto di una stoffa speciale.
L' hanno cucito degli uccellini
tenendo l'ago nei becchi piccolini.
Hanno scelto un rosso scarlatto
e il bordo di un bianco immacolato
e per tener fermo il suo pancione
gli hanno regalato un bel cinturone!.
E siccome se ne va in giro col gelo
gli hanno comprato un berretto
di pelo rosso anche quello
con un pon pon di raso
che tiene calato fino al naso!.

giovedì 18 dicembre 2008

Altra storia di Natale


Babbo Natale e l'invenzione delle storie

di Sergio Rilletti


Era una notte di Natale di tanto tempo fa, e la casa di Babbo Natale era in pieno fermento.Era una casa enorme, molto più grande di quanto noi possiamo mai immaginare, e piena di colore. Tantissimi gnomi e folletti lavoravano senza sosta: era la vigilia di Natale, e dovevano impacchettare ancora moltissimi doni: trenini, bambole, pupazzi, libri… Niente giocattoli violenti, però: niente regali che riproducessero armi o lotte, ma solo doni che alimentassero l'armonia e la voglia di stare insieme. "Se ti scambi una bambola, ti fai una tenerezza,” era solito dire Babbo Natale, "ma se ti scambi un pugno, ti fai solo del male!"Lui quella notte avrebbe fatto il giro delle case di tutto il mondo, a bordo della sua slitta volante trainata dalle sue velocissime renne, a consegnare i regali ai bambini.Oh, già! Era un po' stanco, ma ormai l'aveva annunciato, e quindi doveva farlo: ogni promessa è debito!Babbo Natale era sicuro che i suoi aiutanti avrebbero preparato tutto in tempo; tuttavia era accigliato: c'era qualcosa che gli sfuggiva!Ma cosa?Sì, certo: tutti sapevano che quella notte lui sarebbe arrivato, così come ciascuno sapeva che non l'avrebbe visto; tutto questo avrebbe unito gli uomini per quella notte, ma lui voleva donare loro qualcosa di speciale, qualcosa che li unisse per tutti i giorni dell'anno!Stava camminando, meditabondo, quando Sparky, il suo folletto di fiducia, gli si parò davanti e gli mostrò un gigantesco pacco di sale su un altrettanto gigantesco carrello rosso, spinto da un folletto e trainato da un altro. – Allora, capo, questo sarebbe il sale da mettere nelle zucche degli adulti! Vuole provare a mettercelo anche quest'anno? –-- Oh, no! Ormai ci ho rinunciato! Gli adulti non hanno molto sale in zucca, e non vogliono proprio mettercelo! Occorre un'altra cosa! Ma cosa? –In quel momento arrivò Folly, la figlioletta di Sparky, che tutta saltellante esclamò: -- Papà, papà; ho una bellissima storia da raccontarti! –.-- Aspetta un momento: non vedi che sto lavorando?! –-- Ma questa è una storia bellissima! Me l'ha raccontata Nerino! –Babbo Natale inclinò la testa verso di lei, e disse: – Nerino? E chi è Nerino? –.Sparky tentò di intromettersi. -- Capo, avremmo un po' di fretta! Manca poco alla mezz… ---- Aspetta un momento, Sparky: non vedi che sto lavorando?! – lo interruppe bruscamente Babbo Natale. Poi, calmo, si rivolse a Folly. – Allora, chi è Nerino? ---- E' un mio amico che abita molto lontano. Ci vediamo pochissimo, ma ci sentiamo molto spesso attraverso il Lungo Tunnel Sonoro. Ci raccontiamo delle storie bellissime; poi, ognuno di noi va in giro a raccontare quelle dell'altro! E questa volta Nerino me ne ha raccontata una bellissima! –A Babbo Natale non servì sapere altro; inspirò profondamente e tuonò: -- FATA DORINA!!!!!!!!!!! –.Una piccola fata, col vestito azzurro e i capelli color del sole, si materializzò davanti a lui, sospesa nell'aria.-- Fata Dorina, questa è Folly! Fatti spiegare come si costruiscono le storie, e crea una polvere magica che permetta a tutti di inventarle! –-- Sì. Ma ci vorrà un po' di tempo – azzardò lei, timida.-- Oh, certo! – Babbo Natale consultò il suo orologio. – Hai mezz'ora; poi, a mezzanotte in punto, io parto! –Fata Dorina si bloccò, titubante.-- Problemi? – esclamò Babbo Natale corrugando la fronte.-- No, no. Nessuno! – rispose Dorina. Invece, di problemi per creare una polvere magica come quella in così poco tempo, ce n'erano, eccome! Ma come si poteva rifiutare un favore a Babbo Natale?Così, Dorina, prese per mano Folly, e svanirono.Babbo Natale si rivolse ai due folletti addetti al carrello con l'enorme pacco di sale, e disse: -- E voi, svuotate subito quel pacco e riempitelo con la polvere magica che vi darà Fata Dorina! --.I due folletti lo guardarono allibiti, con due occhi grandi così, ma non dissero nulla e riportarono il pacco indietro per fare il lavoro.Babbo Natale si voltò e, tutto soddisfatto, sorrise tirandosi su il suo bel pancione.-- Oh! Oh! Oh! -- gongolò. Quel anno avrebbe fatto un bellissimo regalo; non solo ai bambini, ma anche agli adulti: la polvere magica Inventa - storie! Così, ogni persona sarebbe diventata un po' magica e avrebbe potuto inventare una propria storia, creando personaggi e paesaggi. Ciascuna di queste storie, poi, sarebbe passata di persona in persona, di bocca in bocca, valicando cielo mari e monti, non conoscendo ostacoli; e tutte le persone si sarebbero trovate unite dalle loro stesse storie. Per tutti i giorni dell'anno! -- Oh! Oh! Oh! –

Storia di Natale


Gli scarponi


Era la vigilia di Natale. Una bimbetta pallida e scarna, vestita di cenci, si aggirava per le vie luminose della città chiedendo l’elemosina ai passanti che, frettolosi, neanche le badavano. Si chiamava Celestina. Era rimasta orfana a soli sette anni, e coloro che l’avevano raccolta la obbligavano a mendicare tutto il giorno e la picchiavano senza pietà se, rincasando, non portava un bel gruzzolo di denari. Quella sera la povera bimba, era anche più triste del solito e si sentiva più che mai sola ed estranea, tra quella folla lieta, tra quelle vetrine rigurgitanti di belle cose. Sapeva che quella notte il Bambino Gesù avrebbe portato giocattoli e dolci a tutti i bambini meno che a lei. Infatti come avrebbe potuto Gesù ricordarsi dell’umile Celestina, con tanti bambini che c’erano al mondo? E se poi, nella sua bontà divina, Egli le avesse voluto portare qualche dolce o qualche giocattolo, dove l’avrebbe deposto? Celestina non possedeva neanche un paio di scarpette da preparare sotto la cappa del camino. Pensando a questo, la bimba si trascinava di mala voglia verso la sua povera dimora, dove non c’era nessuna persona cara ad attenderla, quando, passando davanti al negozio d’un calzolaio, si fermò. Sopra un banco stavano allineate tante scarpe d’ogni dimensione e d’ogni forma, e il padrone, di tutta quella merce, invece di sorvegliarla, stava dormicchiando in un angolo della bottega. Celestina non seppe resistere alla tentazione: con un rapido gesto afferrò il primo paio della fila, che per combinazione erano scarponi da uomo, fuggì con la refurtiva, stringendosela al petto. Finalmente anch’essa avrebbe avuto un paio di scarpe da mettere sotto il camino. Senza mai fermarsi, corse, corse attraverso le strade popolose, salì tutto d’un fiato le scale di casa ed entrò finalmente nella sua soffitta. Subito depose gli scarponi presso il camino spento, poi entrò soddisfatta nella cassa da imballaggio che le serviva da letto e, rannicchiatavisi tutta, attese. Chissà se il Bambino Gesù si sarebbe ricordato quest’anno di lei? Che cosa le avrebbe portato? Forse una bambola con un vaporoso vestito di seta rosa e di pizzo, come quella che aveva visto nella ricca vetrina? Sarebbe venuto il Bambino in persona o avrebbe mandato un angelo? Ma ecco che di colpo la soffitta fu tutta illuminata da una luce abbagliante. In mezzo alla stanza si teneva ritto un angelo, con grandi ali bianche e un viso dolcissimo incorniciato da riccioli biondi. Egli teneva aperto in mano un grande registro e, dopo aver letto attentamente in esso, esclamò: Sé, c’e’ scritto Celestina. Ed e’ qui che abita. Anche per lei ho qualcosetta. E dal suo mantello trasse fuori proprio la bambola vestita di rosa. Avvicinatosi al caminetto, stava per deporla in terra, quando vide gli scarponi. Ma come mai stanno qui queste scarpe? Certo qui c’e’ uno sbaglio. Rimise allora la bambola sotto il mantello e, dopo aver lanciato uno sguardo severo alla bimba, che dal suo lettuccio lo fissava come ipnotizzata, scomparve improvvisamente. La bimba comprese il rimprovero contenuto in quello sguardo. Aveva commesso una gran cattiva azione, impadronendosi di quegli scarponi che non le appartenevano. Come mai si era lasciata vincere dalla tentazione? Per tutta la notte la povera piccola si girò e rigirò nel suo giaciglio singhiozzando pentita. Appena fu mattina, si vestì in fretta, prese i malaugurati scarponi e corse dal vecchio calzolaio, che trovò appunto sulla soglia della sua bottega, e gli porse le scarpe rubate confessandogli piangendo la sua colpa. Poi fuggì via e ritornò nella sua soffitta. Ma qui l’aspettava una grande sorpresa. Seduta in mezzo al piano del camino, stava la bambola vestita di rosa, circondata da una grande quantità di dolci appetitosi.

Che lavoro!








































Materiale occorrente:
  1. formina Babbo Natale,
  2. gesso e acqua,
  3. colori acrilici e pennelli,
  4. vernicetta trasparente.

Bravissimi bambini e bambine vi siete impegnati al massimo nel colorare il lavoro natalizio e il risultato è eccellente.








Regalo dei bambini della classe terza di Zinnias






Regalo meraviglioso e ben gradito.
Grazie mille bambini e bambine siete stati veramente gentili e amorevoli. Un ringraziamento anche alla maestra Marina che ha saputo creare e organizzare un lavoro meraviglioso.
Maestra Gloria.

Aspettando insieme il Natale

I rituali di buon augurio





L' acchiappasole


Occorrono molta pazienza e un po' di abilità manuale. Procuratevi del filo di seta giallo oro, molto robusto, e infilatevi cristalli e perline di tutti i colori, creando una specie di reticolo, che appenderete poi ad una finestra della vostra casa, nella stanza che più vi piace, il giorno del Solstizio d’Inverno. Attirerà fortuna per tutto l'anno.



Il filo argentato


Ricordatevi di appenderne almeno uno nella vostra casa o sull'albero di Natale. Secondo la leggenda, quando Maria e Giuseppe furono costretti a fuggire dal re Erode verso l'Egitto, si rifugiarono per riposare in una grotta. Subito comparve un ragno, che si mise a tessere a grande velocità una complicatissima tela a chiudere l'ingresso. Poco dopo arrivarono i soldati, lanciati sulle orme dei fuggitivi; videro l'ingresso della grotta, tutto coperto di ragnatele, ma non guardarono dentro, pensando che eventuali persone rifugiate nella grotta avrebbero certo rotto la ragnatela per entrare. Fu così che un ragno salvò Gesù ed un filo argentato commemora l'atto d'amore.



La Stella di Natale


Compratene una per voi e regalatene ai vostri cari. In Messico di chiama flor de la noche buena; la leggenda racconta che un bambino, troppo povero per portare un dono davanti a Gesù Bambino nel Presepe, si mise a piangere disperatamente: tutti portavano qualcosa tranne lui. Dalle sue lacrime nacquero questi meravigliosi fiori, che egli portò in chiesa davanti alla greppia (mangiatoia delle bestie). Non costano molto e ci ricordano che a Natale valgono più i regali fatti per amore che non le cose preziose.



La candela di Natale


La sera della vigilia di Natale, prima di andare a dormire, lasciate sul tavolo della cucina un bicchiere di latte, un dolce e una candela accesa: aiuteranno Babbo Natale a trovare la vostra casa e lo spuntino lo rifocillerà nella notte per lui più faticosa di tutto l'anno.



Il vecchio Calendario


La sera del 31 togliete tutti i vecchi calendari che avete in casa. Bruciateli tutti la mattina di Capodanno, dopo averli avvolti in lana rossa, dicendo:"Anno vecchio brucia qua e la sfortuna se ne va".

Il Natale in Sardegna


Il presepe vivente di Gergei


Sullo sfondo della Giara di Serri e del Monte Trempu, Gergei - piccolo centro dell’entroterra cagliaritano - onora le tradizioni natalizie con una suggestiva rappresentazione della Natività. Nella notte del 24 dicembre si svolge infatti la rappresentazione del presepe vivente itinerante. Vicoli, stradine in pietra, archi, cantine, granai e stalle del centro storico si animano per ospitare l’evento e fanno da sfondo alla Palestina di duemila anni fa, qui rappresentata dai personaggi in costume d’epoca, dalla ricostruzione delle ambientazioni e dai magici giochi di luce delle torce e delle fiaccole. Ad accrescere la sacra suggestione, anche il profumo degli incensi e il diffondersi degli odori caratteristici del Natale: caldarroste, mandarini e piatti caldi tipici serviti ai viandanti. Il presepe itinerante mette in scena il viaggio dei due sacri sposi, al cui passaggio si anima, man mano, il villaggio con i suoi abitanti, la rappresentazione degli antichi mestieri e delle scene di vita quotidiana. I visitatori assistono così alla preparazione della pasta e alla cottura del pane, alla battitura del ferro e alla lavorazione del legno o ai giochi dei bambini che scorazzano per strada. Fino a quando il brusio della piazza viene interrotto dal suono della tromba del banditore che, scortato da soldati romani a cavallo, annuncia al popolo che ciascuno deve recarsi al proprio paese d’origine per il censimento, secondo l’ordine dell’Imperatore. Mentre prosegue il viaggio di Giuseppe e Maria alla ricerca di un rifugio dove passare la notte, il pubblico ha la possibilità di visitare gli angoli più nascosti di Gergei, dove sono ospitate la Reggia di Erode, l’accampamento dei Re Magi e le locande visitate dai due sposi e il bivacco dei pastori con le loro pecore. Tutti i dialoghi si svolgono rigorosamente in lingua sarda, così come i canti proposti dal coro polifonico che accompagna le scene più rappresentative del Presepe. Il Presepe itinerante si conclude nella piazza della parrocchia di San Vito, dove viene allestita la capanna che accoglie Gesù bambino, interpretato com’è consuetudine, dall’ultimo nato del paese. Dopo la ninna nanna cantata da Maria, si assiste in chiesa alla la solenne messa di mezzanotte. Infine, tutta la comunità si riunisce intorno ad un grande falò per scambiarsi gli auguri e consumare bevande calde e pietanze tipiche del Natale.

mercoledì 17 dicembre 2008






FILASTROCCA





Non solo fanno la slitta volare
e in ciel galoppano senza cadere
ogni renna ha il suo compito speciale
per saper dove i doni portare
COMETA chiede a ciascuna stella dov’è questa casa o dov’è quella.
FULMINE guarda di qui e di là
per sapere se la neve verrà.
DONNOLA segue del vento la scia
schivando le nubi che sbarran la via.
FRECCIA controlla il tempo scrupoloso
ogni secondo che fugge è prezioso.
BALLERINA tiene il passo cadenzato
per far che ogni ritardo sia recuperato.
SALTARELLO deve scalpitare
per dare il segnale di ripartire.
DONATO è poi la renna postino
porta le lettere di ogni bambino.
CUPIDO, quello dal cuore d’oro
sorveglia ogni dono come un tesoro.
Quando vedete le renne volare
Babbo Natale sta per arrivare!





Per non dimenticarti ,quindi, te li riepilogo nuovamente qui sotto:


  1. Cometa

  2. Ballerina,

  3. Fulmine,

  4. Donnola,

  5. Freccia,

  6. Saltarello,

  7. Donato,
  8. Cupido.

    In lingua originale
  9. Comet, (si legge Comet)
  10. Dancer, (si legge Denser)
  11. Dasher, (si legge Descer)
  12. Prancer, (si legge Prenser)
  13. Vixen, (si legge Vicsin)
  14. Donder, (si legge Dondir)
  15. Blitzen, (si legge Blizen)
  16. Cupid. (si legge Chiupid)

In Inglese renne si dice reindeers.(si legge reindirs)


Esiste inoltre anche la renna numero 9 Rudolph(si legge Rudolf) con il nasone rosso (non ufficiale), inventata nel 1993 dai magazzini Montgomery Ward a scopo pubblicitario.

lunedì 15 dicembre 2008




FAVOLA DI NATALE
Il soldatino di piombo
- Mamma, guarda come sono belli! - Esclamò il bambino saltellando dalla gioia.Il coperchio della scatola di legno, aperto con impazienza, fece ammirare una ventina di soldatini di piombo allineati come in una parata. Le uniformi rosso fiammante davanoai piccoli militari un fiero portamento: giacche scarlatte, pantaloni blu scuro, copricapineri con piume rosse e bianche. Ognuno portava con fierezza il suo fucile. Il bambino li prese uno ad uno e li mise sul tavolo, guardandoli meravigliato.L'ultimo gli sembrò molto curioso: rimaneva perfetta-mente diritto, magnifico comeil resto della truppa... ma aveva una gamba sola! Malgrado questo difetto, o forse proprio per questo, aveva uno sguardo più fiero, più audace degli altri. Subito, il ragazzino lo prese in simpatia e divenne il suo soldatino preferito. Sulla tavola si trovava anche un castello di carta... Con il tetto d'ardesia, le mura di pietracon i riflessi dorati, la scala con le ringhiere in ferro, questo castello assomigliava adun maniero feudale. Era in mezzo ad un parco verdeggiante ricco di alberi e piante multicolori.Due cigni bianchissimi navigavano maestosamente in un lago di carta argentata. Ma la cosa più interessante era una graziosa ragazza che stava sulla porta d'entrata: i biondi capelli raccolti in trecce, gli occhi limpidi come l'acqua del lago, il sorriso dolce e attraente, la rendevano la più bella delle ballerine. Un vestito etereo, stretto in vita, la faceva sembrare ancora più delicata e fragile. Con le braccia alzate sopra la testa, rimaneva in perfetto equilibrio sulla punta di un piede. L'altra gamba, tesa in aria,era in parte nascosta dall'ampia gonna. Dopo essere uscito dalla scatola, il soldato, attratto dalla bellezza della ballerina, non smise di guardarla nemmeno un attimo. Egli credeva che avesse una sola gamba come lui e questa supposta infermità rinforzava il suo amore appena nato. Cercò allora di conoscerla e decise di andarle a far visita appena fosse venuta sera. Per far ciò, era indispensabile che il bambino si dimenticasse di allinearlonella scatola. Il soldatino si lasciò scivolare dietro ad un cofanetto e li rimase sdraiato ed immobile. Come previsto, il bambino rimise i suoi soldati nella scatola dimenticandosi del nostro eroe! Venuta la sera, il silenzio invase la casa. Tutti i suoi abitanti dormivano tranquillamente... ad eccezione dei giocattoli. Nella penombra, incominciò una folle scorribanda: i palloni giocarono ai quattro cantoni, gli animali di peluche fecero alcune piroette e i soldatini di piombo sfilarono al suono del tamburo di un clown variopinto. In mezzo a tutta questa agitazione, rimanevano tranquille solo la ballerina di carta, che rimaneva nella sua posa acrobatica, e il soldatino di piombo che, nascosto dal cofanetto, continuava a fissarla.Malgrado la sua aria marziale e la sua prestanza, era timido e ritardava di minutoin minuto il momento dell'approccio. Questi momenti di esitazione gli furono fatali! Tutto preso dalla contemplazione della ballerina, il soldato di piombo non si accorse di un losco figuro, uno gnomo nero e gobbo come un diavoletto. Innamorato follemente della ragazza, vedeva nel soldatino un rivale pericoloso, giovane e bello. Cieco d'invidia, lo chiamò più volte, ma il giovane militare non loascoltò neppure. Allora lo gnomo lo fulminò con gli occhi e lo minacciò:- Tu mi ignori! Ma ti accorgerai di me ben presto...Il mattino seguente il bambino si accorse che il soldatino di piombo era rimasto nascosto dietro al cofanetto; lo prese e lo posò sul davanzale della finestra. Immediatamente, un malaugurato soffio di vento, o forse il soffio vendicatore del rivale, lo fece cadere nel vuoto. Girando su sé stesso, la testa in basso e i piedi in alto, cadde vertiginosamente. Non potendo chiudere gli occhi, vide avvicinarsi spaventosamente il terreno. Quando toccò il suolo, la sua baionetta, con la violenza del colpo, si infisse nell'asfalto e così restò, capovolto. Il bambino si precipitò in strada per cercarlo, ma le carrozze e i passanti lo nascosero ai suoi occhi. Disperato, ritornò a casa, piangendo la perdita delsuo soldatino preferito. Improvvisamente cominciò a cadere una violenta pioggia estiva. In un attimo si formarono rivoli di acqua che inondarono gli scarichi che portano alle fogne. Due sfaccendati videro il soldatino di piombo ed ebbero la curiosa idea di metterlo in unabarchetta di carta che stavano costruendo. Poi deposero l'imbarcazione sull'acqua. Sballottato, il fragile scafo fu rapidamente preso dalla corrente turbolenta e scomparvein un gorgo buio. Il soldatino, convinto che il responsabile delle sue disavventure fosselo gnomo, pensò che fosse giunta la sua ultima ora. Passò momenti interminabili nell'oscurità, bagnato dagli spruzzi dell'acqua agitata. Nessun dubbio! navigava nelle fogne... Infine vide la luce del sole in lontananza. La luce si fece sempre più forte e divenne un grandeorifizio aperto sulla campagna e la liberta.- Uff! Sono sano e salvo... Sono scampato all'inferno. - Pensò il soldatino sospirando con sollievo.Invece i suoi dispiaceri non erano finiti: un'enorme topo di fogna dall'aria feroce, bloccava l'uscita. I suoi occhi acuti avevano notato il naufrago che stava cercando una via d'uscita. La corrente era cosi forte che il topo, malgrado le sue cattive intenzioni, non poté prenderlo e con rabbia in cuorelo vide allontanarsi... Dopo l'ultimo scampato pericolo, la barchetta di carta continuò il suo viaggioattraverso i prati e i campi. Il corso d'acqua s'allargò diventando un ruscello. In piedi sull'imbarcazione, il soldatino di piombo osservava i fiori che ornavano le rive tranquille.Dopo questa momentanea calma, i flutti ridivennero violenti, il ruscello si trasformò in una cascata che si riversava in un lago. Presa da queste correnti, la barca non riuscì a resistere e si capovolse. Il soldatino di piombo colò a picco. Addio graziosa ballerina! Un enorme pesce che girovagava lo prese per una preda di cui era molto goloso, in un solo boccone lo afferrò e lo inghiotti tutto intero. Per il soldatino di piombo ci fu di nuovo l'oscurità... Poco dopo, il pesce venne catturato dalla rete di un pescatore del mercato. Il caso volle che il pesce fosse proprio comprato dalla cuoca al servizio dei genitori del bambino. Aprendo il ventre dell'animale per pulirlo, fu meravigliata di trovarci il soldatino perduto. Lo mise sul tavolo, vicino al castello di cartone. La ballerina gli mandò un sorriso così dolce da cui capì che anche lei lo amava. Che felicità dopo tante peripezie!Ma lo gnomo non aveva ancora rinunciato alla sua vendetta. Malgrado i suoi sortilegi, infatti, i due giovani si amavano. Per farla finita suggerì al bambino di sbarazzarsi del soldatino con una sola gamba che rovinava la sua collezione. L'ingrato, dimenticandosi del suo preferito, lo gettò nel caminetto. Il soldatino si sciolse rapidamente per il calore, ma la testa, ancora intatta, continuava con gli occhi tristi bagnati di lacrime di piombo, a fissare la ballerina. All'improvviso s'aprì violentemente la porta, una corrente d'aria invase la stanza scaraventando il castello di carta sulle braci ardenti. Nello stesso istante prese fuoco e bruciò.Il giorno seguente, facendo le pulizie di casa, qualcuno mescolò le ceneri, ignorando, contrariamente alle intenzioni del diavoletto, di unire per l'eternità il soldatino di piombo e la ballerina di carta. A meno che il vento non disperda il piccolo mucchio di polvere grigia!
.·:*¨¨*:·. Andersen .·:*¨¨*:·.


Favola di Natale



La Piccola Fiammiferaia




Faceva molto freddo, nevicava e calava la sera – l’ultima sera dell’anno,per l’appunto, la sera di San Silvestro.Nel freddo e l'oscurità, una povera bimbetta girava per le strade,a capo scoperto, a piedi nudi. Veramente, quand’era uscita di casa, aveva certe babbucce; ma a che le erano servite? Erano molto grandi, prima erano appartenute a sua madre, e così larghe e sgangherate, che la bimba le aveva perdute, traversando in fretta la via, per scansare due carrozze, che s’incrociavano con tanta furia… Una non s’era più trovata, e l’altra se l’era presa un monello, dicendo che ne avrebbe fatto una culla per il suo primo figliuolo. E così la bambina camminava coi piccoli piedi nudi, fatti rossi e turchinidal freddo: aveva nel vecchio grembiule una quantità di fiammiferi, e ne teneva in mano un pacchetto. In tutta la giornata non era riuscita a venderne nemmeno uno; nessuno le aveva dato un soldo; aveva tanta fame, tanto freddo,e un visetto patito e sgomento, povera creaturina…. I fiocchi di neve le cadevano sui lunghi capelli biondi, sparsi in bei riccioli sul collo; ma essa non pensava davvero ai riccioli! Tutte le finestre scintillavano di lumi; per le strade si spandeva un buon odorino d’arrosto; era la vigilia del capo d’anno : a questo ella pensava.Nell’angolo formato da due case, di cui una sporgeva innanzi sulla strada, sedette, abbandonandosi, rannicchiandosi tutta, tirandosi sotto le povere gambe. Il freddo la prendeva sempre più ma la bimba non osava ritornare a casa:riportava tutti i fiammiferi e nemmeno un soldino.Il babbo l’avrebbe certo picchiata; e del resto, forse, non faceva freddo anche a casa ? Abitavano proprio sotto il tetto, ed il vento ci soffiava tagliente, sebbene le fessure più larghe fossero turate, alla meglio, con paglia e stracci. Le sue manine erano quasi morte dal freddo. Ah, quanto bene le avrebbe fatto un piccolo fiammifero!Se si arrischiasse a cavarne uno dallo scatolino, ed a strofinarlo sul muro per riscaldarsi le dita… Ne cavò uno, e trracc ! Come scoppiettò, come bruciò! Mandò una fiamma calda e chiara come una piccola candela, quando ella la parò con la manina. Che strana luce! Pareva alla piccina d’essere seduta dinanzi ad una grande stufa di ferro, con le borchie e il coperchio di ottone lucido: il fuoco ardeva così allegramente, e riscaldava così bene!… La piccina allungava giù le gambe, per riscaldare anche quelle… ma la fiamma si spense, la stufa scomparve , ed ella si ritrovò là seduta, con un pezzettinodi fiammifero bruciato tra le mani.Ne accese un altro: anche questo bruciò, rischiarò, e il muro, nel punto in cui batteva la luce, divenne trasparente come un velo. La bimba vide proprio dentro nella stanza, dove la tavola era apparecchiata con una bella tovaglia, d’una bianchezza abbagliante econ finissime porcellane; nel mezzo della tavola, l’oca arrostita fumava,tutta ripiena di mele cotte e di prugne. Il più bello poi fu che l’oca stessa balzò fuori dal piatto, e ,col trinciante ed il forchettone orientati nel dorso, si diede ad arrancare per la stanza, dirigendosi proprio verso la povera bambina… Ma il fiammifero si spense,e non vide più che il muro opaco e freddo.La piccolina accese un terzo fiammifero. E si trovò sotto ad un magnifico albero, ancora più grande e meglio ornato di quello che aveva veduto, attraverso i vetri dell’uscio,nella casa del ricco negoziante, la sera di Natale.Migliaia di lumi scintillavano tra i verdi rami, e certe figure colorate, come quelle che si vedono esposte nelle vetrine dei negozi, guardavano la piccina. Ella tese le mani… e il fiammifero si spense. I lumicini di Natale volarono su in alto, semprepiù in alto: ed ella si avvide allora ch’erano stelle lucenti. Una stella cadde, e segnò una lunga striscia di luce sul fondo del cielo.- Qualcuno muore! – disse la piccola, perché la sua vecchia nonna ,l’unica persona al mondo che l’avesse trattata amorevolmente – ma che purtroppo era morta,la sua vecchia nonna le aveva detto: - Quando una stella cade, un’anima sale in paradiso. Strofinò contro il muro un altro fiammifero, che mandò un grande chiarore tuttointorno ed in quel chiarore la vecchia nonna apparve, tutta raggiante, e mite, e buona… - Oh, nonna! – gridò la piccolina: - Prendimi con te! So che tu sparisci, appena la fiammella si spegne, come sono spariti la bella stufa calda, l’arrosto fumante, ed il grande albero di Natale! –Presto presto, accese tutti insieme i fiammiferi che ancora rimanevano nella scatolina: voleva trattenere la nonna. I fiammiferi diedero tanta luce che nemmeno di pieno giorno è così chiaro: la nonna non era mai stata così bella, così grande… Ella prese la bambina tra le sue braccia, ed insieme volarono su, verso lo Splendore e la Gioia, su, in alto, dove non c’è più fame,nè freddo, né angustia, - e giunsero presso Dio.Ma nell’angolo tra le due case, allo spuntare della fredda alba, fu veduta la piccina, con le gotine rosse ed il sorriso sulle labbra, morta assiderata nell’ultima notte del vecchio anno. La prima alba dell’anno nuovo passò sopra il piccolo corpo, disteso là, con le scatoledei fiammiferi, di cui una era quasi tutta bruciata.Ha cercato di scaldarsi… - dissero.Ma nessuno seppe tutte le belle cose che la bimba aveva visto; nessuno seppe tra quanta luce era entrata, con la vecchia nonna, nella gioia dell'alba del Nuovo Anno.
.·:*¨¨*:·.Hans Christian Andersen.·:*¨¨*:·.


Favole









Favole di Natale





Nevina e Fiordaprile


Quando il sughero pesavae la pietra era leggeracome il ricciolo dell'avac'era, allora, c'era... c'era... ... una principessa chiamata Nevina che viveva sola col padre Gennaio.Lassù, nel candore perpetuo, abbagliante, inaccessibile agli uomini, il Re Gennaio preparava la neve con una chimica nota a lui solo; Nevina la modellava su piccole forme tolte dagli astri e dagli edelweiss, poi, quando la cornucopia era piena, la vuotava secondo il comando del padre ai quattro punti dell'orizzonte. E la neve si diffondeva sul mondo.Nevina era pallida e diafana, bella come le dee che non sono più: le sue chiome erano appena bionde, d'un biondo imitato dalla Stella Polare, il suo volto, le sue mani avevano il candore dellaneve non ancora caduta, l'occhio era cerulo come l'azzurro dei ghiacciai.Nevina era triste.Nelle ore di tregua, quando la notte era serena e stellata e il padre Gennaio sospendeval'opera per dormire nell'immensa barba fluente, Nevina s'appoggiava ai balaustri di ghiaccio,chiudeva il mento tra le mani e fissava l'orizzonte lontano, sognando.Una rondine ferita che valicava le montagne, per recarsi nelle terre del sole, era caduta nelle sue mani, che avevano tentato invano di confortarla; nei brividi dell'agonia la rondine aveva delirato, sospirando il mare, i fiori, i palmizi, la primavera senza fine.E Nevina da quel giorno sognava le terre non viste.Una notte decise di partire. Passò cauta sulla barba fluente di Gennaio, lasciò il ghiaccio e la neve eterna, prese la via della valle, si trovò fra gli abeti. Gli gnomi che la vedevanopassare diafana, fosforescente nelle tenebre della foresta, interrompevano le danze,sostavano cavalcioni sui rami, fissandola con occhi curiosi e ridarelli.- Nevina!- Nevina! Dove vai?- Nevina, danza con noi!- Nevina, non ci lasciare!E gli Spiritelli benigni le facevano ressa intorno, tentavano di arrestarle il passo abbracciandolecon tutta forza la caviglia, cercavano di imprigionarle i piedi leggeri entro rami d'edera e di felce morta.Nevina sorrideva, sorda ai richiami affettuosi, toglieva dalla cornucopia d'argento una falda di neve, la diffondeva intorno, liberandosi dei piccoli compagni di gioco. E proseguiva il cammino diafana, silenziosa, leggera come le dee che non sono più.Giunse a valle, fu sulla grande strada.L'aria si mitigava. Un senso d'affanno opprimeva il cuore di Nevina; per respiraretoglieva dalla cornucopia una falda di neve, la diffondeva intorno, ritrovava le forze e il respiro nell'aria fatta gelida subitamente.Proseguì rapida, percorse gran tratto di strada. Ad un crocevia sostò in estasi, con gli occhi abbagliati. Le si apriva dinnanzi uno spazio ignoto, una distesa azzurra e senza fine, come un altro cielo tolto alla volta celeste, disteso in terra, trattenuto, agitato ai lembi damani invisibili. Nevina proseguì sbigottita. La terra intorno mutava. Anemoni, garofani, mimose,violette, reseda, narcisi, giacinti, giunchiglie, gelsomini, tuberose, fin dove l'occhio giungeva,dal colle al mare, mal frenati dai muri e dalle siepi dei giardini, i fiori straripavano come unfiume di petali dove emergevano le case e gli alberi.Gli ulivi distendevano il loro velo d'argento, i palmizi svettavano diritti, eccelsi comedardi scagliati nell'azzurro. Nevina volgeva gli occhi estasiati sulle cose mai viste, dimenticava di diffondere la neve; poi l'affanno la riprendeva, toglieva una falda, si formava intorno una zona di fiocchi candidi e d'aria gelida che le ridava il respiro.E i fiori, gli ulivi, le palme guardavano pur essi con meraviglia la giovinetta diafana chetrasvolava in un turbine niveo e rabbrividivano al suo passaggio.Un giovane bellissimo, dal giustacuore verde e violetto, apparve innanzi a Nevina, fissandola con occhi inquieti, vietandole il passo:- Chi sei?- Nevina sono. Figlia di Gennaio.- Ma non sai, dunque, che questo non è il regno di tuo padre?Io sono Fiordaprile, e non t'è lecito avanzare sulle mie terre. Ritorna al tuo ghiacciaio, pel bene tuo e pel mio!Nevina fissava il principe con occhi tanto supplici e dolci che Fiordaprile si sentì commosso.- Fiordaprile, lasciami avanzare! Mi fermerò poco. Voglio toccare quella neve azzurra, verde, rossa, violetta che chiamate fiori, voglio immergere le mie dita in quel cielo capovolto che è il mare!Fiordaprile la guardò sorridendo; assentì col capo:- Andiamo, dunque. Ti farò vedere tutto il mio regno.Proseguirono insieme, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi, estasiati e felici. Ma via via che Nevina avanzava, una zona bigia offuscava l'azzurro del cielo, un turbinedi fiocchi candidi copriva i giardini meravigliosi. Passarono in un villaggio festante;contadini e contadine danzavano sotto i mandorli in fiore. Nevina volle che Fiordaprilela facesse danzare: entrarono in ballo; ma la brigata si disperse con un brivido, i suoni cessarono, l'aria si fece di gelo; e dal cielo fatto bigio cominciarono a scendere,con la neve odorosa dei mandorli, i petali gelidi della neve, la vera neve che Nevinadiffondeva al suo passaggio. I due dovettero fuggire tra le querele irose della brigata. Giunti poco lungi, volsero il capo e videro il paese di nuovo festante sotto il cielo rifatto sereno...- Nevina, ti voglio sposare!- I tuoi sudditi non vorranno una regina che diffonde il gelo.- Non importa. La mia volontà sarà fatta.Avanzarono ancora, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi, immemori e felici... Ma ad un tratto Nevina s 'arrestò coprendosi di un pallore più diafano.- Fiordaprile! Fiordaprile! ... Non ho più neve!E tentava con le dita - invano - il fondo della cornucopia.- Fiordaprile! ... Mi sento morire! .. . Portami al confine... Fiordaprile!... Non reggo più!...Nevina si piegava, veniva meno. Fiordaprile tentò di sorreggerla, la prese fra le braccia, la portò di peso, correndo verso la valle.- Nevina! Nevina!Nevina non rispondeva. Si faceva diafana più ancora. Il suo volto prendeva la trasparenza iridata della bolla che sta per dileguare.- Nevina! Rispondi!Fiordaprile la coprì col mantello di seta per difenderla dal sole ardente, proseguì correndo, arrivò nella valle, per affidarla al vento di tramontana.Ma quando sollevò il mantello Nevina non c'era più. Fiordaprile si guardò intorno smarrito,pallido, tremante. Dov'era? L'aveva perduta per via? Alzò le mani al volto, in atto disperato; poi il suo sguardo s'illuminò. Vide Nevina dall'altra parte della valle che salutava con la manoprotesa in un addio sorridente.Un suo vecchio precettore, il vento di tramontana, la sospingeva pei sentieri nevosi,verso il ghiaccio eterno, verso il regno inaccessibile del padre Gennaio.
·:*¨¨*:·.Guido Gozzano ·:*¨¨*:·.



La Stellina Curiosa

C'era una volta una stellina molto curiosa.Stava sempre spenzolata dal cielo per guardare tutto quel che accadeva sulla Terra.Invano l'angelo lampionaio, che va la sera in giro per il cielo ad accendere le stelle,le diceva: - Bada, stellina, non spenzolarti così: una volta o l'altra finirai per cadere. La stellina faceva proprio come fanno certi bambini di mia conoscenza quando la mamma raccomanda loro di non spenzolarsi dalla finestra: fingeva di non udire .Una brutta sera la stellina si spenzolò più del solito e, patapumfete, perse l'equilibrio e cadde sulla Terra.Povera stellina, che spavento! Rotola rotola, andò a finire sul ciglio di unmonte: era sempre una stellina,ma non c'era più l'angelo lampionaio per accenderla, e perciò non mandava più luce.Il buon Dio ebbe pietà della stellina spenta e la trasformò in un fiore: fece di lei la stella alpina, che spicca tutta bianca fra il verde,e sembra una stella caduta dal cielo.Ma, lo credereste, anche trasformata in un fiore, la stellina non ha perduto il vizio di essere curiosa: sta sul ciglio del burrone, propriosul margine estremo, e si spenzola nel vuoto per guardare quel che avvienesotto di lei. Non allungate la mano per coglierla,bambini: la stellina pettegolina cresce in posti troppo pericolosi.
·:*¨¨*:·.M. P. Sorrentino·:*¨¨*:·.

domenica 14 dicembre 2008

Compleanno


15 Dicembre 2008

Tantissimi auguri di buon compleanno Matteo.
Maestra Gloria

La mia biblioteca


Completa la seguente scheda ogni volta che leggi un libro.
Puoi stamparla.




L’autore è ___________________________________________

Il libro si intitola _______________________________________

La Casa Editrice che lo pubblica è ___________________________

Si tratta di:

o una raccolta di fiabe, miti, leggende, favole

o un romanzo di avventura

o un racconto storico

o un racconto d’avventura

o un racconto di paura

o un racconto umoristico

o una raccolta di poesie

o il racconto della vita del protagonista


I personaggi sono:

o persone reali

o animali fantastici

o cose


I protagonisti sono ________________________________________________
_____________________________________________________________

Gli altri protagonisti che compaiono nel libro sono: _____________________________________________________________

Le storie si svolgono in (luogo):_______________________________________

Le storie si svolgono nel ( tempo): _____________________________________

Le storie raccontate sono:

o vere

o fantastiche

o verosimili


Questo libro:

o diverte

o presenta dei problemi

o è noioso

o esprime dei sentimenti

o narra qualcosa


Giudizio personale sul libro:

o mi è piaciuto

o non mi è piaciuto


Lo si può consigliare ad un amico?

o SI
o NO

Ho finito di leggerlo il (data): _________________________________

Libri suggeriti per la lettura


Durante le vacanze natalizie viene suggerita la lettura di uno dei seguenti testi:

1)Robert Stevenson- L'isola del tesoro - Editrice Piccoli

2)Jack London - Il richiamo della foresta - Einaudi Ragazzi

3)Verne Jules - 20000 leghe sotto i mari

4) F. H. Burnett - Il giardino segreto

5)Bianca Pizzorno - La casa sull'albero - Mondadori Junior

6)Walter Farley - Black Stallion - Rizzoli

7Mark Twain - Le avventure di Hukleberry e Tom Sawyer

8)Gordon Korman - Survival: avventure su un' isola deserta. L' isola - Piemme Editori

9)Gordon Korman - Survival: avventure su un' isola deserta. Il naufragio - Piemme Editori

10)M. Mapes Dodge - Pattini d' argento

11)N. Vittori - Gli scribi reali - Il Mulino a Vento

12)N. Vittori - la civiltà dei fiumi e del mare. Miti e leggende - Il Mulino a Vento

13)Former Livy - Arianna e il lupo

14)AA. VV. - Pirata dei 7 mari - Modadori

15)Rita Aglietti - Le streghe di Torregialla - Signum Scuola

Scegli tu il libro che più ti piacerebbe leggere. Alcuni di questi testi sono storici, altri d'avventura e di paura. Buona lettura .... e ricordati leggere tanto apre la mente e ti arricchisce!
( Molti di questi libri li puoi trovare nella biblioteca della tua città ).


Avventura Storici Paura