Canzone tabelline

lunedì 17 maggio 2010

L'Impero romano e il Cristianesimo



Con la fine della dinastia dei Severi, inizia per l'Impero romano un periodo di profondissima crisi, dovuta per altro ai medesimi motivi che erano stati all'origine delle difficoltà dei precedenti decenni (cioè insicurezza fuori e dentro i confini, invasioni, esasperata militarizzazione, incremento delle tasse, diminuzione della produttività, svuotamento delle città e crescita della proprietà fondiaria, ecc.), motivi per di più ora notevolmente aggravatisi.

Dopo un primo momento di disorientamento quasi totale (negli anni che comunemente vengono definiti dell'anarchia militare) vi sarà un riassetto dell'Impero, per merito soprattutto dei due celebri imperatori Diocleziano e Costantino, su basi notevolmente rinnovate.

Con essi inizia così una nuova fase (l'ultima) nella vita dell'Impero, segnata - oltre che da una gestione decisamente diversa della cosa pubblica rispetto agli anni passati, e rispetto alla stessa idea di Impero inaugurata da Augusto - anche dall'affermazione a livello politico e istituzionale del Cristianesimo, di quel movimento religioso cioè che, nato negli ambienti culturali della Palestina, si era da subito distinto dalle tradizioni - estremamente settarie e nazionalistiche - dalle quali era sorto, diffondendosi poi a macchia d'olio in tutto il Mediterraneo e nello stesso Impero romano.

Il periodo storico che andiamo a analizzare, dunque, si divide in due distinte fasi: la prima è quella dell'anarchia militare (236-284), la seconda quella della 'ristrutturazione' della compagine imperiale ad opera di Diocleziano (284-305) e di Costantino (306-337).


- Motivi di fondo (e elementi di continuità) di tutto il periodo

Nonostante si possa suddividere - molto schematicamente - questo lungo lasso di tempo, il cui corso va dal 236 al 337 d.C., in due distinti periodi (cioè il cinquantennio dell'anarchia militare e quello successivo della ristrutturazione dell'Impero), tra tali periodi sussistono anche profondi elementi di continuità, elementi di natura decisamente più sociale e strutturale che politico-istituzionale.

La differenza tra queste due diverse "età" difatti, non risiede tanto nell'essere poste di fronte a differenti problemi, quanto nel modo di affrontarli: mentre tendenza dominante del periodo dell'anarchia militare è il subirli passivamente, il periodo seguente, segnato appunto da un complessivo riassetto politico e istituzionale, cercherà di opporre attivamente a essi dei rimedi, nella consapevolezza che, qualora non vengano risolti, tali problemi finirebbero per minare la stabilità dell'Impero e risultare fatali per la sua stessa sopravvivenza.

Vediamo adesso più in dettaglio quali siano gli elementi problematici:

- in primo luogo, come già si è accennato, vi è un aggravamento ulteriore degli squilibri sociali tra ceti alti (soprattutto fondiari) e ceti medi e bassi, con la conseguente estensione della grande proprietà, parallelamente per altro all'aumento della pressione fiscale (il cui pagamento sempre più spesso avviene in natura), alla crescita numerica degli eserciti e alle sempre maggiori difficoltà per il commercio e per i ceti mercantili e finanziari;

- altro fenomeno sempre più pressante, ma anch'esso non certo nuovo, è quello della divisione interna tra le legioni dell'esercito (fenomeno parallelo per altro alle tendenze separatistiche di molte regioni, sia a ovest, sia a est);

- inoltre, accanto a un tale problema di forze centrifughe - e ovviamente a esso complementare -, si assiste a una massiccia recrudescenza dei tentativi di invasione dei popoli barbarici, sia nelle zone occidentali che in quelle orientali dell'Impero (e, assieme a essi, anche dell'espansionismo del regno neopersiano).

Una simile situazione, che - come si è già detto - provoca inizialmente un forte sbandamento in seno all'Impero, e successivamente un ripensamento delle sue strutture più profonde, si tradurrà in tre 'tendenze' di fondo compresenti nello Stato romano di questi anni:

- favorirà l'affermazione dei militari di professione un po' a tutti i livelli istituzionali - compreso quello supremo -, ovvero in tutte le cariche dell'Impero (a scapito chiaramente dei ceti nobiliari e di quelli finanziari, cioè equestri in senso più classico: i ceti di governo più tradizionali, insomma);

- costringerà i sovrani a dividere sempre più esplicitamente l'Impero in regioni differenti, ognuna governata più o meno autonomamente (decisione suggellata con l'instaurazione della famosa Tetrarchia di Diocleziano);

- e infine indurrà l'Impero, oramai internamente debole e stremato, a cercare il sostegno e l'alleanza di una nuova forza sociale: la nascente Chiesa cristiana.

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