Alla morte di Cesare si aprì il problema di chi sarebbe stato il successore, cioè di chi avrebbe governato Roma. Per alcuni anni ripresero le lotte del potere, fino a quando il nipote di Cesare, Ottaviano, ottenne le simpatie del Senato, dei patrizi e dei plebei.
Nel 27 a. C. il Senato gli concesse il titolo di Augusto Imperatore. Egli divenne padrone unico di Roma, capo assoluto dello Stato; fu nominato console, censore, pontefice massimo, tribuno e imperatore.
Con l'anno 31 a.C. incominciò un nuovo periodo della storia romana, il periodo imperiale, che durò fino al 476 d.C..
Il regno di Ottaviano Augusto durò dal 31 a.C. al 14 d.C.: in questo periodo egli portò a compimento le riforme già iniziate da Cesare e trasformò il mondo romano in uno Stato ordinato e pacifico.
L'impero romano raggiunse la sua massima espansione nell'età di Traiano nel 117 d.C.. Questo imperatore compì due importanti imprese: conquistò la Dacia, oltre il confine del fiume Danubio, per allargare i confini e sfruttare le miniere d'oro scoperte nella regione; estese il dominio romano in Asia.
L'impero romano riunì sotto il proprio dominio gran parte del mondo conosciuto nell'antichità. Pensate che oggi quel territorio appartiene a 40 Paesi differenti.
I Romani organizzarono un territorio vastissimo dove tutti i sudditi, anche se di religioni e abitudini differenti, condividevano lo stesso capo, cioè l'imperatore, le stesse leggi, lo stesso esercito, la stessa moneta e la stessa lingua, il latino.
I Romani furono tollerati nei confronti dei popoli sottomessi perchè sapevano che la crudeltà o la prepotenza avrebbero potuto mettere in pericolo l'unità dell'Impero e la sua stessa sopravvivenza.
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