Canzone tabelline

lunedì 15 dicembre 2008

Favole









Favole di Natale





Nevina e Fiordaprile


Quando il sughero pesavae la pietra era leggeracome il ricciolo dell'avac'era, allora, c'era... c'era... ... una principessa chiamata Nevina che viveva sola col padre Gennaio.Lassù, nel candore perpetuo, abbagliante, inaccessibile agli uomini, il Re Gennaio preparava la neve con una chimica nota a lui solo; Nevina la modellava su piccole forme tolte dagli astri e dagli edelweiss, poi, quando la cornucopia era piena, la vuotava secondo il comando del padre ai quattro punti dell'orizzonte. E la neve si diffondeva sul mondo.Nevina era pallida e diafana, bella come le dee che non sono più: le sue chiome erano appena bionde, d'un biondo imitato dalla Stella Polare, il suo volto, le sue mani avevano il candore dellaneve non ancora caduta, l'occhio era cerulo come l'azzurro dei ghiacciai.Nevina era triste.Nelle ore di tregua, quando la notte era serena e stellata e il padre Gennaio sospendeval'opera per dormire nell'immensa barba fluente, Nevina s'appoggiava ai balaustri di ghiaccio,chiudeva il mento tra le mani e fissava l'orizzonte lontano, sognando.Una rondine ferita che valicava le montagne, per recarsi nelle terre del sole, era caduta nelle sue mani, che avevano tentato invano di confortarla; nei brividi dell'agonia la rondine aveva delirato, sospirando il mare, i fiori, i palmizi, la primavera senza fine.E Nevina da quel giorno sognava le terre non viste.Una notte decise di partire. Passò cauta sulla barba fluente di Gennaio, lasciò il ghiaccio e la neve eterna, prese la via della valle, si trovò fra gli abeti. Gli gnomi che la vedevanopassare diafana, fosforescente nelle tenebre della foresta, interrompevano le danze,sostavano cavalcioni sui rami, fissandola con occhi curiosi e ridarelli.- Nevina!- Nevina! Dove vai?- Nevina, danza con noi!- Nevina, non ci lasciare!E gli Spiritelli benigni le facevano ressa intorno, tentavano di arrestarle il passo abbracciandolecon tutta forza la caviglia, cercavano di imprigionarle i piedi leggeri entro rami d'edera e di felce morta.Nevina sorrideva, sorda ai richiami affettuosi, toglieva dalla cornucopia d'argento una falda di neve, la diffondeva intorno, liberandosi dei piccoli compagni di gioco. E proseguiva il cammino diafana, silenziosa, leggera come le dee che non sono più.Giunse a valle, fu sulla grande strada.L'aria si mitigava. Un senso d'affanno opprimeva il cuore di Nevina; per respiraretoglieva dalla cornucopia una falda di neve, la diffondeva intorno, ritrovava le forze e il respiro nell'aria fatta gelida subitamente.Proseguì rapida, percorse gran tratto di strada. Ad un crocevia sostò in estasi, con gli occhi abbagliati. Le si apriva dinnanzi uno spazio ignoto, una distesa azzurra e senza fine, come un altro cielo tolto alla volta celeste, disteso in terra, trattenuto, agitato ai lembi damani invisibili. Nevina proseguì sbigottita. La terra intorno mutava. Anemoni, garofani, mimose,violette, reseda, narcisi, giacinti, giunchiglie, gelsomini, tuberose, fin dove l'occhio giungeva,dal colle al mare, mal frenati dai muri e dalle siepi dei giardini, i fiori straripavano come unfiume di petali dove emergevano le case e gli alberi.Gli ulivi distendevano il loro velo d'argento, i palmizi svettavano diritti, eccelsi comedardi scagliati nell'azzurro. Nevina volgeva gli occhi estasiati sulle cose mai viste, dimenticava di diffondere la neve; poi l'affanno la riprendeva, toglieva una falda, si formava intorno una zona di fiocchi candidi e d'aria gelida che le ridava il respiro.E i fiori, gli ulivi, le palme guardavano pur essi con meraviglia la giovinetta diafana chetrasvolava in un turbine niveo e rabbrividivano al suo passaggio.Un giovane bellissimo, dal giustacuore verde e violetto, apparve innanzi a Nevina, fissandola con occhi inquieti, vietandole il passo:- Chi sei?- Nevina sono. Figlia di Gennaio.- Ma non sai, dunque, che questo non è il regno di tuo padre?Io sono Fiordaprile, e non t'è lecito avanzare sulle mie terre. Ritorna al tuo ghiacciaio, pel bene tuo e pel mio!Nevina fissava il principe con occhi tanto supplici e dolci che Fiordaprile si sentì commosso.- Fiordaprile, lasciami avanzare! Mi fermerò poco. Voglio toccare quella neve azzurra, verde, rossa, violetta che chiamate fiori, voglio immergere le mie dita in quel cielo capovolto che è il mare!Fiordaprile la guardò sorridendo; assentì col capo:- Andiamo, dunque. Ti farò vedere tutto il mio regno.Proseguirono insieme, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi, estasiati e felici. Ma via via che Nevina avanzava, una zona bigia offuscava l'azzurro del cielo, un turbinedi fiocchi candidi copriva i giardini meravigliosi. Passarono in un villaggio festante;contadini e contadine danzavano sotto i mandorli in fiore. Nevina volle che Fiordaprilela facesse danzare: entrarono in ballo; ma la brigata si disperse con un brivido, i suoni cessarono, l'aria si fece di gelo; e dal cielo fatto bigio cominciarono a scendere,con la neve odorosa dei mandorli, i petali gelidi della neve, la vera neve che Nevinadiffondeva al suo passaggio. I due dovettero fuggire tra le querele irose della brigata. Giunti poco lungi, volsero il capo e videro il paese di nuovo festante sotto il cielo rifatto sereno...- Nevina, ti voglio sposare!- I tuoi sudditi non vorranno una regina che diffonde il gelo.- Non importa. La mia volontà sarà fatta.Avanzarono ancora, tenendosi per mano, fissandosi negli occhi, immemori e felici... Ma ad un tratto Nevina s 'arrestò coprendosi di un pallore più diafano.- Fiordaprile! Fiordaprile! ... Non ho più neve!E tentava con le dita - invano - il fondo della cornucopia.- Fiordaprile! ... Mi sento morire! .. . Portami al confine... Fiordaprile!... Non reggo più!...Nevina si piegava, veniva meno. Fiordaprile tentò di sorreggerla, la prese fra le braccia, la portò di peso, correndo verso la valle.- Nevina! Nevina!Nevina non rispondeva. Si faceva diafana più ancora. Il suo volto prendeva la trasparenza iridata della bolla che sta per dileguare.- Nevina! Rispondi!Fiordaprile la coprì col mantello di seta per difenderla dal sole ardente, proseguì correndo, arrivò nella valle, per affidarla al vento di tramontana.Ma quando sollevò il mantello Nevina non c'era più. Fiordaprile si guardò intorno smarrito,pallido, tremante. Dov'era? L'aveva perduta per via? Alzò le mani al volto, in atto disperato; poi il suo sguardo s'illuminò. Vide Nevina dall'altra parte della valle che salutava con la manoprotesa in un addio sorridente.Un suo vecchio precettore, il vento di tramontana, la sospingeva pei sentieri nevosi,verso il ghiaccio eterno, verso il regno inaccessibile del padre Gennaio.
·:*¨¨*:·.Guido Gozzano ·:*¨¨*:·.



La Stellina Curiosa

C'era una volta una stellina molto curiosa.Stava sempre spenzolata dal cielo per guardare tutto quel che accadeva sulla Terra.Invano l'angelo lampionaio, che va la sera in giro per il cielo ad accendere le stelle,le diceva: - Bada, stellina, non spenzolarti così: una volta o l'altra finirai per cadere. La stellina faceva proprio come fanno certi bambini di mia conoscenza quando la mamma raccomanda loro di non spenzolarsi dalla finestra: fingeva di non udire .Una brutta sera la stellina si spenzolò più del solito e, patapumfete, perse l'equilibrio e cadde sulla Terra.Povera stellina, che spavento! Rotola rotola, andò a finire sul ciglio di unmonte: era sempre una stellina,ma non c'era più l'angelo lampionaio per accenderla, e perciò non mandava più luce.Il buon Dio ebbe pietà della stellina spenta e la trasformò in un fiore: fece di lei la stella alpina, che spicca tutta bianca fra il verde,e sembra una stella caduta dal cielo.Ma, lo credereste, anche trasformata in un fiore, la stellina non ha perduto il vizio di essere curiosa: sta sul ciglio del burrone, propriosul margine estremo, e si spenzola nel vuoto per guardare quel che avvienesotto di lei. Non allungate la mano per coglierla,bambini: la stellina pettegolina cresce in posti troppo pericolosi.
·:*¨¨*:·.M. P. Sorrentino·:*¨¨*:·.

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